Forse perché intrinseca nella loro natura sudamericana, Mauro Icardi e Matías Vecino, in occasione della gara tra Inter e Tottenham, hanno saputo tirare fuori la garra, caratteristica intraducibile quanto necessaria in Champions League, per trasformare in proprio favore il risultato della prima sfida internazionale dell'anno.
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Quella garra che non c’è
Contro la Stella Rossa al Napoli è mancata la garra necessaria per andare in gol e fare risultato
La garra, che invece è mancata al Napoli per sigillare contro la Stella Rossa un risultato che avrebbe dato un altro significato alla buona prova della squadra.
A Belgrado, nel clima infuocato del Marakana, gli azzurri non vanno oltre uno scarno 0-0, che non rispecchia i buoni spunti che comunque non sono mancati nel corso della gara, bensì mette in luce e rappresenta quello che alla fine resta di questa prima sfida internazionale della stagione: una prestazione che non entusiasma gli animi e non porta all'unica conclusione utile: il gol.
E' mancata la rete al Napoli, ma soprattutto lo spunto vincente negli ultimi 30 metri, eppure le possibilità si possono ben enumerare: 8 tiri totali nello specchio della porta e José Callejon crea ben 7 occasioni da gol, un record.
PRIMO TEMPO - La Stella Rossa ha lasciato a disposizione del Napoli parecchio campo, preoccupandosi principalmente di vigilare nei pressi dell'area di rigore. Ospina non fatica e non deve sprecarsi nemmeno la coppia Albiol-Koulibaly nel frenare le avanzate avversarie: 0 sono stati i tiri in porta dei serbi nel corso della prima frazione di gioco.
Il Napoli, dal canto suo, ha maggiore libertà di esprimersi e si vede ancora una volta la mano di Ancelotti che ridisegna i suoi non solo nel modulo, ma anche nell'atteggiamento. Allan fa da guardia davanti alla difesa, sebbene sia decisamente al di sotto dei suoi livelli e delle sue capacità: troppo nervoso, a volte inspiegabilmente falloso.
La sorpresa è Fabian, il quale lavora molto bene di profondità, che insieme a Zielinski propone le idee più interessanti per Insigne e Milik, i due indicati come principali finalizzatori. Svariano su tutto il fronte: spesso il polacco si sposta per lasciare spazio all'accentramento e alle verticalizzazioni di Insigne. Insomma, le soluzioni per risolvere la partita non sembrano mancare al Napoli, che però non supera sé stesso: fa i compiti a casa, ma non approfondisce con convinzione gli 'argomenti' a disposizione.
SECONDO TEMPO - Nella seconda parte del match il Napoli ha avuto più elementi a disposizione sull'avversario e sarebbe bastata quella già citata garra per non perdere due punti a Belgardo, come invece è accaduto. Gli azzurri calano decisamente di ritmo e commettono molte più disattenzioni di quante dovrebbero, sprecando le praterie che i serbi lasciano a disposizione. Ancelotti capisce che di copertura non c'è bisogno ma solo di trazione offensiva, quindi decide di fare a meno di Callejon e Allan per concedere qualche opzione offensiva in più con Ounas e Hamsik. L'idea non è malvagia, peccato non venga colta da chi è in campo: il quarto d'ora finale, ad esempio, è un sprazzo di match non giocato.
La traversa sfortunata di Insigne è il manifesto del rimpianto azzurro, di quello che poteva essere e non è stato, che potrebbe costare caro quando si faranno i conti alla fine, dopo aver affrontato anche Liverpool e PSG.
"A Belgrado, in quello stadio, si diventa squadra", ha raccontato Billy Costacurta, ricordando quando vi giocò con indosso la maglia del Milan. Magari è proprio così: il Napoli sta continuando ad assimilare l'impronta camaleontica che il neo-tecnico intende dargli, così come i movimenti.
Della serata contro la Stella Rossa devono restare delle soluzioni e degli automatismi, che possono aiutare il Napoli e confondere gli avversari, ma anche una profonda certezza: in Champions League serve cattiveria e sicurezza negli ultimi 30 metri.
Non c'è spazio per la superficialità e per la distrazione.
E la garra, chiaramente. La garra.
di Sabrina Uccello
FOTO SSCN
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