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Quando finisce la sorpresa arriva la conferma, l’esigenza di dover esserci sempre, di non calare mai

Quando finisce la sorpresa arriva la conferma, l’esigenza di dover esserci sempre, di non calare mai

Quando finisce la sorpresa arriva la conferma, l’esigenza di dover esserci sempre, di non calare mai, di resistere agli urti, di sopravvivere ai cali di tensione, di scrollarsi di dosso l’etichetta di “predestinato” per tornare...

Redazione

Quando finisce la sorpresa arriva la conferma, l’esigenza di dover esserci sempre, di non calare mai, di resistere agli urti, di sopravvivere ai cali di tensione, di scrollarsi di dosso l'etichetta di "predestinato" per tornare ad essere uno dei tanti, liberandosi - almeno parzialmente - dai riflessi di notorietà che fanno spesso piacere ma ad un certo punto pesano. È successo anche ad Amadou Diawara, il ragazzino che gioca da veterano, il diciannovenne (20 anni a luglio) che in campo mostra l’altra faccia di sé, crea dubbi sull’età, dunque sulla carta d’identità che sembra non appartenergli nonostante sia esattamente la sua, senza inganni. Ad un tratto della sua esperienza azzurra, accantonati gli elogi e la meraviglia del suo debutto, s’è palesata la necessità di cui sopra, la predisposizione a non cedere: gli è stato chiesto di essere pimpante, sveglio, in gamba, reattivo sempre, anche nel bel mezzo di una flessione, lecita e prevedibile, chissà quanto dettata dalla giovane età e quando dai ritmi del calcio moderno, che non concede soste. Contro l’Empoli, subentrato a Jorginho a metà ripresa, Diawara ha offerto forse la peggior prestazione da quando è in azzurro: ha giocato pochi palloni, è apparso “pigro” in copertura alimentando, indirettamente, le speranze di rimonta dei toscani. Pur senza nominarlo, a fine partita Sarri ha fatto riferimento alla sua prestazione spiegando che da qui alla fine della stagione servirà il sostegno di tutti, sempre, in qualsiasi circostanza, per perseguire il secondo posto, ovvero l’obiettivo stagionale parallelo alla Coppa Italia. Diawara ha accolto con moderato entusiasmo la sosta per le nazionali. Ha lavorato sodo a Castel Volturno per ripartire alla grande, per prenotare una maglia da titolare contro la Juventus dopo le ultime due panchine contro Crotone (out per tutto l’arco dell’incontro) ed Empoli. È col Real Madrid, lo scorso 7 marzo allo stadio San Paolo, che ha disputato l’ultima gara dal primo minuto. È stato titolare per due volte anche allo Stadium: il 29 ottobre in campionato e il 28 febbraio nell’andata delle semifinali di Coppa Italia. S’è consacrato proprio contro la Juventus giocando con personalità in uno stadio storicamente ostico. Da allora ha scalato le gerarchie del suo allenatore diventando un co-titolare al pari di Jorginho, il collega di reparto col quale s’alterna ogni domenica, a seconda dei casi, senza preconcetti, in base alla forma fisica e ai dettagli dell'avversario. Conterà e varrà solo il lavoro sul campo, dunque gli indizi che ogni settimana verranno recapitati a Sarri e al suo staff. Ora la Juventus ritorna ma la voglia di far parte di due partite che resteranno nella storia non è mai andata via.

Fonte : Il Roma