"Mi ci voleva la nascita di un figlio per tornare a fare gol di piede". Al Franchi è buio e tira un gran vento, ma il sorriso di Pavoletti illumina chi gli sta intorno. E' sempre stato così, fa parte del suo carattere fatto di semplicità e leggerezza. Certo, molto dipende dal 'gol' che ha segnato ieri: "Il più importante della mia vita" Lo definisce. Si tratta del piccolo Giorgio, che lo ha fatto diventare papà. Ha dormito poco Leonardo nella notte. E' stato accanto alla sua dolce metà fino alle 2:30, fino alla fine di un parto cesareo anche piuttosto doloroso. Per questo Maran ha preferito farlo partire dalla panchina. Ma, una volta entrato, non sembrava solo: oltre alle solite giocate di Joao Pedro, infatti, a sostenerlo c'erano anche il figlio e la sua Elisa
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Da papà a bomber: la domenica perfetta di Pavoletti
“Mi ci voleva la nascita di un figlio per tornare a fare gol di piede”. Al Franchi è buio e tira un gran vento, ma il sorriso di Pavoletti illumina chi gli sta intorno. E’ sempre stato così, fa parte del suo...
Che ha salutato prima di imbarcarsi stamattina alle 7 sul primo aereo destinazione Firenze, raggiungendo così dopo uno scalo a Roma i suoi compagni. Che, dopo aver incassato il gol di Veretout - solo un errore su 12 tentativi dal dischetto in carriera per il francese - sembravano cedere alla forza della Fiorentina e di un vento insostenibile. Poi il suo ingesso due minuti dopo lo svantaggio, il richiamo da leader a Barella, che con un'ingenuità aveva regalato il rigore alla squadra di Pioli: "Usa la testa" Gli dice, quasi un consiglio da fratello maggiore.
La testa non la usa lui, però. Nel senso che la rete del pareggio la segna attaccando il primo palo per poi indirizzare in rete con il piede la palla di Faragò. Non segnava così dal 29 aprile passato, dalla sconfitta per 4-1 subita a Genova sul campo della Sampdoria. Poi solo colpi di testa, come nell'ultima trasferta a Firenze. Penultima giornata del campionato scorso, lui la decide a quattro minuti dalla fine, salvando di fatto il Cagliari e annientando le speranze europee della Fiorentina. Sono passati più di cinque mesi, ma al Franchi sembra che il tempo si sia fermato. Dal ricordo di Astori, con i due fratelli di Davide che nel pre-partita hanno ricevuto dai tifosi una targa commemorativa, ai protagonisti: Veretout, appunto, trasforma il calcione dell'anno scorso a Joao Pedro nel gol del vantaggio, Pavoletti si ripete e segna ancora.
Lui che con la Fiorentina ha un bel bottino. Solo una sconfitta in cinque partite, non male per chi è nato a Livorno. Un'ottantina di chilometri da Firenze, non abbastanza per sedare una rivalità da sempre molto accesa. E' lì che ha conosciuto Elisa, quando lei non aveva ancora 18 anni e andava ancora al Liceo. Gli piaceva tutto di questa ragazza vivace, che amava divertirsi e vivere alla giornata. Anche il tatuaggio della mano di Fatima. Significato? Non mollare mai, andare oltre le difficoltà della vita.
Questo mantra Pavoletti l'ha fatto suo. Quando è dovuto ripartire dopo la terribile esperienza di Napoli, per esempio: 10 presenze e zero gol fatti, con Sarri che spesso non lo utilizzava nemmeno per le partitelle. Nessun rammarico, perché le sfide vanno accettate. Ama ripeterlo, ama uscire dalle sue zone di comfort per capire il suo reale valore. E' ripartito da Cagliari, che per lui ha investito una cifra mai spesa prima nella propria storia. Un riscatto da oltre 10 milioni, segno di stima e di riconoscenza dopo gli 11 gol con cui l'anno scorso ha contribuito e non poco alla salvezza dei sardi. Lui, accolto da eroe all'aeroporto nel giorno del suo arrivo, poi trattato con un po' di freddezza e distacco. Eletto, infine, come unica anima di questa squadra.
Questa stagione è iniziata benissimo: già sei i gol nelle prime nove partite, quattro in campionato in otto presenze. Sempre in campo, dal primo all'ultimo minuto, eccezione fatta per la sconfitta sul campo del Parma, dove un attacco di lombalgia acuta lo aveva costretto a guardare la partita dall'albergo. Con il gol alla Fiorentina è arrivato a quota 95 in carriera (39 in A), ad un passo dal traguardo dei 100 gol. Questo l'obiettivo a poco più di un mese dal trentesimo compleanno. Non solo, però. Perchè la maglia della Nazionale non l'ha mai indossata e farlo sarebbe il coronamento di una carriera fatta di gol e sportellate. Di reti vissute come benzina pura. Come una sensazione unica, che non lo fa dormire la notte. Adesso ad impedirglielo, forse, sarà il piccolo Giorgio. Agli allenamenti Maran lo vedrà con qualche occhiaia in più, ma con lo stesso vizio di sempre: fare gol per continuare a trascinare il suo Cagliari. Gianluca Di Marzio.
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