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De Paola: “De Laurentiis-Stirpe? Di solito il presidente fa così quando è in odore d’affare…”

De Paola

Il giornalista Paolo De Paola ha parlato della diatriba De Laurentiis-Stirpe

Redazione

In diretta a ‘Un Calcio Alla Radio’, trasmissione in onda su Radio CRC, è intervenuto Paolo De Paola, giornalista: “Stirpe? Fuori luogo. C’è sempre un qualcosa più a sud degli altri e come nel campo della prepotenza c’è sempre qualcuno più prepotente di un altro. Se tu fai il prepotente con il Frosinone, e tu vuoi rapportarti con le grandi squadre d’Europa dopo le altre possono fare prepotenti con te. Di solito De Laurentiis fa questo quando è in odore di affare. Non può dimenticarsi le origini e l’umiltà, che è la base di tutto.

È chiaro che Stirpe poi dopo si è indispettito e gli ha detto anche qualcosa di troppo. Ma questa prosopopea è sbagliata nella terminologia e anche nella concezione. Le cose si costruiscono nel tempo. Io su una cosa do completamente ragione a Stirpe: parli tanto e hai illuso tanto sullo stadio, ma io lo stadio l’ho fatto. Questa è una verità inconfutabile, su cui De Laurentiis deve inchiodarsi perché ha detto delle parole, dicendo che aveva individuato delle aree ma non c’è mai stata una vera volontà da parte sua di costruire un vero stadio.

De Laurentiis a detta del Comune “moroso”? Infatti (ride ndr). Io fossi in De Magistris glielo cederei. Non capisco perché De Magistris si ostina a dire che il San Paolo che è un bene prezioso per fare i concerti. Concerti al Collana? Sì assolutamente.

Tornando al discorso precedente sinceramente mi sono sembrate parole fuori luogo e secondo me conoscendo le genesi degli affari De Laurentiis vuol dire che davvero e alla fine da una grande operazione. Mi dispiace per il movimento calcistico perché alcuni presidenti come De Laurentiis e Lotito credono di poter dettare condizioni salvo poi quando è momento di votazioni cercano alleanze a suon di piccoli favori . Non mi piace questo calcio italiano del singolo orticello e della presunzione verso chi è più piccolo. Il calcio italiano si è retto sui comuni. Lasciamo a chi rappresenta un piccolo bacino, alle piccole squadre di potersi misurare con le grandi. Ma perché negargli questo?”.