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Il pallone non gira sempre allo stesso modo

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Il pallone non gira sempre allo stesso modo: Hirving Lozano lo sta dimostrando

Sabrina Uccello

IL PALLONE NON GIRA SEMPRE ALLO STESSO MODO

Se tolgo gli occhiali, vedo Vargas. Se mi avvicino, quasi quasi ci scappa Chavez. Anzi, che dico: Hoffer. Li ricordate, no?

Hirving Lozano è diventato in poche settimane una meteora, un acquisto sprecato e tra l'altro anche il più caro della storia del Napoli. Una trattativa così lunga che alla fine si è conclusa con un affare che verosimilmente andava scansato per evitare l'ennesima delusione. Il commento dell'opinione pubblica sul messicano ex PSV è questo, dopo le prestazioni in Champions League contro il Genk e in campionato contro Cagliarie Torino. Eppure, basterebbe analizzare più accuratamente la situazione per rendersi conto che il calciatore cresciuto nelle giovanili del Pachuca non è altro che l'esemplare di un momento critico e confusionario, che attraversa tutta la rosa del Napoli e colpisce anche i perni fondamentali della squadra di Carlo Ancelotti, i quali nelle ultime edizioni del campionato di Serie A sono quelli che hanno rischiato addirittura di vincerlo e/o di essere ceduti, portando nelle casse del club introiti capaci di generare utili a tempo indeterminato.

Hirving Lozano, meglio chiarire da subito il punto di vista di chi scrive, è indiscutibilmente la stella di cui in lungo e in largo si parla e opina in particolar modo dalle sue performance ai Mondiali russi, con addosso la maglia del Messico. Un calciatore non talentoso per avere battezzato ogni proprio esordio con un gol (non basta certamente un dato come questo a costruire un campione), bensì un giocatore di calcio che ha sempre fatto la differenza. Ma se posizionato nella maniera giusta, se istruito alla novità, dietro concessione del tempo necessario per comprendere richieste e movimenti. Non è questo un alibi né una richiesta di "pazienza", di quella il tifoso del Napoli si è fatto esperto nel corso degli anni. E' soltanto una spiegazione che cerca di essere logica a dispetto degli ultimi avventati e delusi pareri generali.

In ordine cronologico, analizziamo tutte le sue apparizioni dal debutto in maglia azzurro ma è doverosa una premessa: Hirving Lozano nasce e cresce calcisticamente come ala destra che si esprime al meglio in un 4-3-3. Alla prima gara contro la Juventus, tuttavia, è subentrato a Insigne, a sinistra e in un 4-2-3-1, dando uno sprint alla formazione e marcando un tabellino che ha 'rischiato' di scrivere quasi la rimonta.

Stesso discorso, ma da titolare, contro la Sampdoria.

Con il Liverpool, la sua prima in Champions League, ha giocato da seconda punta titolare nel 4-4-2, disputando comunque un'ottima partita. A dispetto delle premesse iniziali sulla sua duttilità. Tanto male non è.

Lo stesso è capitato in Lecce-Napoli, quando Lozano al 73' è entrato in campo in luogo di Arek Milik.

Addirittura, nella sconfitta per 1-0 contro il Cagliari, la più dura da digerire per il Napoli, è stato provato esterno sinistro in un 3-4-2-1, fornendo nell'occasione la peggior prestazione.

In Genk-Napoli torna ala sinistra, 4-3-3 è il modulo.

Quando l'abbiamo visto nella sua reale posizione? Solo contro il Torino, ultima gara disputata e pareggiata dagli azzurri.

Un calciatore, per quanto possa essere predestinato, deve comunque prendere le misure di un campionato nuovo e delle sue peculiarità. Oltre al fatto che viene a mancare la comunicazione dettata dalla conoscenza nulla della lingua italiana. In più, cambiargli continuamente posizione, che peraltro, salvo una volta, non è stata mai la sua al 100%, va completamente a sfavore del miglior adattamento. Ancora, si può chiarire ancora, la confusione che vige nell'ambiente azzurro ha colpito un po' tutti i calciatori, dal primo all'ultimo tra cui anche Callejon. Lo spagnolo occupa il ruolo più congeniale al messicano, ma è stato reso quasi del tutto intoccabile a prescindere da qualsiasi discorso.

Pur non essendo questo il banco degli imputati al momento della difesa, preme far comprendere quanto sia affrettato definire il calciatore più pagato della storia azzurra un semplice brocco, soprattutto se le sue migliori prestazioni le ha fornite nelle due gare più complesse fino ad ora: Juventus e Liverpool.

Tra una riga ed un'altra ricordiamo come lo stesso Dries Mertens, giunto anche lui dal PSV ma nel 2013, ha avuto inizialmente alti e bassi, ma al termine della prima stagione era già nelle grazie dei tifosi. Dopo sei anni, poi, è addirittura ad un gol dall'inarrivabile Diego Armando Maradona. Sul belga, inoltre, pesavano 32 milioni di differenza per l'acquisto del cartellino: una maturità maggiore e meno pressioni a livello generale.

Hirving Lozano farà tremare il San Paolo come accaduto per Città del Messico, ma serve prima che il Napoli trovi definitivamente il suo equilibrio, riconoscendo le caratteristiche dei singoli e come possano esse stesse costruire lo schema all'interno del quale si muove la squadra, e non viceversa.

Il pallone da calcio è rotondo, ma non gira sempre allo stesso modo.

a cura di Mattia Di Gennaro e Sabrina Uccello

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