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Ngonge: “Corsi per venire a Napoli, non è tanto diversa da Bruxelles. Su Geolier…”

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L'attaccante del Napoli ha rilasciato alcune dichiarazioni a Decibel Bellini ai canali social del club
Domenico D'Ausilio
Domenico D'Ausilio Vice caporedattore 

Cyril Ngonge, attaccante del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Decibel Bellini ai canali social del club azzurro.

"Infanzia? Giocavo in giardino con mio papà, con mio fratello maggiore, iniziavo a toccare il pallone in famiglia, Musica? Mio padre ascoltava molta musica africana, molto r&b, jazz, musica afro-americana, era anche molto fan di Michael Jackson. È stato lui a insegnarmi molte cose della musica. Mio padre calciatore? Lui non mi ha mai impedito di fare il calciatore. Il mio primo sport è stato il basket, ma ho capito subito che non faceva per me. Volevo imitare mio fratello che giocava a basket, ma non passavo mai la palla, giocavo da solo, così i miei genitori mi hanno fatto fare calcio ed è andata molto meglio. Il primo consiglio che mi ha dato mio padre è stato di giocare a calcio con gioia. Dopo ha visto che avevo un buon mancino, così ha detto: 'Beh, lavoriamo e vediamo che succede'. Io ho visto qualche sua partita, ma il paragone è difficile perché siamo due calciatori molto differenti: lui era fisico, veloce, di piede destro, io invece sono mancino. Ma siamo entrambi due calciatori bravi a fare gol. Dopo le partite mi chiama direttamente, è un po' come il mio secondo allenatore. All'inizio era frustrante, però adesso ho capito che mi aiuta, mi dà tanti consigli e lo ascolto sempre.


Svolta nella mia carriera?Giocando la mia prima partita in Champions. All'epoca ero ancora nella Primavera del Bruges, in Belgio, stavo giocando molto bene. A un certo punto della stagione si sono infortunati due calciatori in prima squadra, entrambi nel mio ruolo, così in due settimane mi sono ritrovato in prima squadra, prima in campionato e poi in Champions. Lì ho capito che ce l'avevo fatta.Verona? Arrivavo in Italia senza sapere troppe cose. Sapevo che in Italia si mangiava bene, che c'era la bella vita, conoscevo solo le cose positive. Ma non sapevo cosa aspettarmi. Mi sono abituato molto velocemente al paese, alla cultura, al calcio italiano e me ne sono innamorato. Musica italiana?Ti dico la verità: non ascolto molto musica italiana. Però nello spogliatoio si sente musica italiana, anche napoletana, come Geolier. Ho due sue canzoni nel telefono, ma di musica italiana non ne ascolto tanta. Mi capita di mettere qualcosa per aiutarmi a dormire, a volte anche i rumori della pioggia o della cascata.

Quando il Napoli mi ha contattato? Ero in allenamento col Verona. Mi dissero: 'Vai a casa, prendi la macchina e vieni a Milano che dobbiamo parlare'. Tutto è successo velocemente, all'inizio non ci credevo. Mi sono detto: 'Inizia un'altra avventura!'. Sono andato a Milano velocissimo, come un pazzo: era già tutto pronto e in una settimana ero a Roma per le visite mediche. In macchina ho ascoltato la mia solita playlist di 80 canzoni, che metto sempre. La mia playlist? C'è un po' di tutto, r&b, latino-americano, rap americano, afro. Sono uno molto aperto. Prima della partita nel pullman ascolto "Heaven or Hell" di K-Trap. Differenze tra Napoli e Bruxelles? Per prima cosa, il clima è molto diverso. A Bruxelles non c'è il mare, però. La vita notturna è molto simile. La fidanzata? Ancora non ci siamo. Però sto cercando un cane. Non so ancora quale, ma siamo più avanzati nella ricerca del cane che della fidanzata. Cantare? Un po' nella doccia, ma non so cantare. Al massimo posso cantarvi le canzoni della curva".

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