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Negri: “Beto ha grandissimi margini di miglioramento, è un attaccante moderno”

beto udinese

Marco Negri, ex calciatore di Udinese, Cagliari e Bologna, ha rilasciato alcune dichiarazioni quest'oggi a 1 Station Radio sui temi attuali del calcio italiano

Tony Sarnataro

Marco Negri, ex calciatore di Udinese, Cagliari e Bologna, ha rilasciato alcune dichiarazioni quest'oggi a 1 Station Radio sui temi attuali del calcio italiano. A seguire le sue principali parole.

Le parole di Negri

udinese genoa

"Sono stato tra i primi dieci giocatori italiani ad andare all'estero, anche se era un salto nel dubbio. C'erano Galli, Zola, Ravanelli: io ero atipico, perché loro erano a fine carriera, mentre io presi al volo l'occasione della chiamata dei Rangers. Un'esperienza che rifarei, mi è servita tantissimo sia a livello calcistico che nella vita. L'arbitro fischiava veramente poco, è una grandissima differenza con il calcio italiano, che invece sta facendo fatica in Europa. Il potenziale di Beto? Ha grandissimi margini di miglioramento, non faccio fatica a credere che le grandi squadre abbiano messo gli occhi su di lui. Classico attaccante moderno, un giocatore forte fisicamente, generoso, che fa reparto da solo e permette all'allenatore di mettergli dietro due mezze punte. Sono giocatori a cui il gol viene richiesto ma vengono valutati per la mole di lavoro. Sicuramente è un giocatore a cui se si dà la metà campo fai fatica a prenderlo, perché ha una progressione importante. Il fiuto del gol, la padronanza in area di rigore è una cosa che si affina con le partite. A lui manca solo di partecipare alla manovra con i momenti giusti. Cosa è andato storto nel calcio italiano? Vedere Ronaldo al massimo delle possibilità come a Madrid sarebbe stato eccezionale, invece ora a questi calciatori vengono proposti ingaggi altissimi e ormai quello italiano è stato superato dal calcio spagnolo e inglese. Quindi vanno dove ci sono grandi potenzialità finanziarie, anche se ora si è provato ad invertire la rotta con nuove leggi, ma bisogna comunque stare attenti ai conti delle società. Dal punto di vista tecnico la Serie A è meno fisica e con meno gamba, quindi giocatori come Ibrahimovic ci stanno fino a 40 anni, mentre in altri campionati con più intensità fanno più fatica. L'aspetto positivo è che per tanti giocatori emergenti in Serie A c'è la possibilità di vedere in campo, anche come avversari, giocatori di livello”.