Il 'bel gioco' è il tormentone negativo della carriera di allenatore di Massimiliano Allegri, contrapposto nelle ultime stagioni al principale avversario, il Napoli di Maurizio Sarri.
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Né Allegri né Sarri, Ancelotti si differenzia dai due tecnici: la sua forza è l’armonia del gruppo. I retroscena
Carlo Ancelotti si allontana dalla diatriba che ha sempre coinvolto Allegri e Sarri
Tra i due è stato un confronto a distanza che ha riguardato la bellezza delle performance da un lato e l'efficacia dei moduli dall'altro.
Tuttavia, Carlo Ancelotti in questa diatriba non c'entra: punta su altro, nemmeno ci pensa a quanto è stato prima del suo arrivo.
Lo descrive il Corriere del Mezzogiorno: "E se Allegri insiste: poi me lo spiegherete cosa significa giocar bene a calcio; Sarri continua a saperlo bene anche in Premier, dove il Chelsea vince con i suoi concetti di armonia, bellezza e tiki taka. Ancelotti, invece, si pone su un’altra direzione. Va dove i due allenatori toscani proprio non riescono: l’armonia del gruppo. Dalla quale raccoglie sia il bel gioco (ma se a tratti manca e i tre punti arrivano va bene lo stesso) che le vittorie. Nascono così il karaoke in ritiro, i pranzi tutti insieme anche quando ci si allena di pomeriggio. Viene coltivato l’aspetto motivazionale che domani sera contro la Sampdoria si tradurrà in un modesto ma significativo turnover. Essere parte di un gruppo significa, per Ancelotti, sentirsi forte l’uno quanto l’altro. Il bacio di scuse a Ounas a bodocampo (diciamo pure la verità uno degli ultimi a potersi arrabbiare se non entra) è la fotografia dell’unicum, espressione di quella serenità che l’allenatore del Napoli mette come priorità nella gestione del gruppo. Mertens è un altro esempio: proprio lui, il centravanti-bomber, resta in panchina e non storce il muso".
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