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Kvara: “Spalletti come un padre per me. Garcia ci aiuterà. Scudetto? Venite a sfidarci!”

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Le parole del noto attaccante azzurro ai microfoni de La Gazzetta dello Sport
Francesco Casillo

In quel sorriso timido c’è la semplicità di un ragazzo normale che vive una condizione eccezionale. A Castel di Sangro, tutto parla di lui: dalle migliaia di magliette col numero 77 in coda all’esterno dello stadio a caccia di un autografo ai manifesti che rendono omaggio al Napoli campione d’Italia. Ma Khvicha Kvaratskhelia non si scompone, non è cambiato di una virgola rispetto al giorno in cui ha mosso il primo passo sul pianeta Napoli.

Semmai, è cambiato l’amore del popolo azzurro verso di lui: smisurato, infinito, travolgente. Kvara è stato l’uomo della rivoluzione, un Masaniello del pallone capace di stravolgere ogni tipo di certezza in A. Ha dimostrato che a Napoli si può vincere anche senza Maradona, che in Italia si può dominare anche giocando al Sud, che in Europa si può essere un esempio anche se non hai tatuaggi e il taglio di capelli non segue l’ultima moda. Khvicha è il Normal One per eccellenza. Nella vita privata, si intende. Perché dentro al campo è tutto un altro mondo, fatto di finte, sterzate, tunnel, piroette, assist e gol. Nel ritiro di Rivisondoli c’è la collega/interprete Salome Kharatishvili a fare da ponte tra la nostra curiosità e il magico mondo di Kvara. Che sembra l’amico della porta accanto: un antidivo con gli occhi ancora pieni di sogni e il piacere di stupire.


Kvara, parla il funambolo del Napoli: "Spalletti come un padre. Dopo il gol di Raspadori..."

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Di seguito ecco  le parole del funambolo georgiano rilasciate ai microfoni de La Gazzetta dello Sport: "Credo che sia stato un anno incredibile per tutti, non solo per me. Nessuno si sarebbe aspettato lo scudetto a Napoli dopo 33 anni, ma la nostra preparazione e la volontà di dare il massimo sempre hanno fatto la differenza. Quindi non esistono meriti personali di fronte a un risultato così straordinario. Dopo la partita con la Juve era chiaro a tutti che eravamo vicinissimi e da lì ogni partita era una festa, in attesa dell’aritmetica certezza. Sono stati giorni incredibili, abbiamo vissuto emozioni infinite.

Dopo il gol di Raspadori a Torino immaginavate di trovare una città in festa? Il nostro manager ci aveva avvertito di cosa potevamo trovare, ma non puoi immaginare una cosa così, è stata choccante. Ci abbiamo messo un’ora per uscire dall’aeroporto. È stato emozionante e commovente muoverci tra la folla, sentire la gente che chiamava i nostri nomi. Lì abbiamo realizzato di essere a un passo dallo scudetto, quella sera nessuno potrà mai dimenticarla. E io ho ancora il famoso cappello di carta: se vuole glielo vendo. Purtroppo, non riesco ad uscire molto, sarebbe difficile gestire questo immenso amore delle persone. La cosa che mi ha sorpreso di più appena arrivato a Napoli era che la gente mi riconosceva da subito, anche se ero un mezzo sconosciuto. Sono riuscito a visitare Pompei con la mia famiglia però. Di Napoli amo due cose, i paesaggi e i tramonti. Forse ce ne è una terza, quanto è buona la pasta al pomodoro! La adoro"

Ed ancora

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"Spalletti è stato come un padre calcistico per me? Sì. E non riuscirò mai a ringraziarlo abbastanza. È stato una svolta per la mia carriera: mi ha dato la possibilità di giocare ad altissimi livelli e mi ha sostenuto sempre, anche nei momenti più difficili. Quando non riuscivo a dare il meglio, lui era sempre lì a incoraggiarmi, a proteggermi, a consigliarmi come affrontare le cose. Se sono diventato il giocatore di oggi, il merito è suo.

Come può aiutarmi ora Garcia? Migliorando la mia qualità. Per ora stiamo studiando il suo modo di fare calcio e ogni giorno impariamo qualcosa di nuovo. Mi piace come uomo e come allenatore, sono sicuro che ci aiuterà a vincere ancora. Ovviamente giochiamo per vincere ogni partita, poi vedremo se saremo in grado di ripeterci. Rispettiamo tutti, ci sono tante squadre forti che giocano bene. Ma credo che, anche le avversarie, non sono così felici di sfidarci...

Ed infine ecco le parole di Kvicha sul rapporto con Osimhen

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Io ed Osimhen? Sapevo che era un calciatore molto forte, mi ha colpito però l’umiltà del ragazzo Victor: si entra subito in sintonia con lui e il nostro feeling si vede pure in campo. Anche se non lo vedo, so già dov’è, so come servirlo, mi sembra di sentire il suo movimento sempre. E lo stesso vale per lui. Kvaradona? Mi rende orgoglioso ovviamente. Ed è pure una grande responsabilità essere accostato a un calciatore così grande come Maradona. Tutti indossano la 77 oggi cosa ne pensa? Incredibile pensare che dopo 33 anni c’è una nuova generazione che ha preso me come riferimento. Ma non sono solo i bambini, anche gli adulti ci trasmettono un amore così grande da farti sentire responsabile della loro felicità. Loro ci danno motivazioni ed energia che poi trasformiamo sul campo come motore per la vittoria. Il loro sostegno non ci è mai mancato.

Posso diventare lo Steph Curry del calcio? Non mi permetterei mai di dire che posso arrivare all’altezza di Steph. Ma posso garantire che darò il meglio per lasciare il mio segno nella storia del calcio. Errori in Champions col Milan? Questo non lo sapremo mai. Però dagli sbagli si impara e si migliora. Da quell’episodio ho imparato tanto, ho capito dove posso e devo migliorare. In Champions meritavamo di più ma abbiamo la possibilità di riprovarci nella prossima stagione".

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