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Napoli-Lipsia: la doppia faccia della verità
Il giorno dopo Napoli-Lipsia si scatenano le polemiche per la prestazione degli azzurri
Il passivo di 3-1 in favore degli ospiti del Lipsia non è un risultato, è una sentenza per il Napoli: c'è da scommetterci che gli azzurri, i cui impegni di campionato stanno raggiungendo un valore sempre più fondamentale per proseguire il cammino da prima della classe, andranno alla Red Bull Arena con l'energia, il desiderio e la formazione tipo nel tentativo di ribaltare il risultato dell'andata. Pur ammesso che la sfera è rotonda e ciò che vale oggi domani non esiste più.
Tuttavia il tabellino finale dei sedicesimi di Europa League ha dato il via a polemiche e critiche nei riguardi della gestione, da parte della società del Napoli, del mercato azzurro così come da parte di Sarri degli uomini a disposizione. Critica mossa in prima persona dall'allenatore che, in conferenza stampa post-match, si è detto deluso per l'atteggiamento non solo delle cosiddette seconde linee ma anche dei titolari subentrati o meno.
La verità, che non ha mai una sola faccia, però è che, sebbene oggi si 'finga' di non ricordarlo, appena uscito dalla Champions League e poi dalla Coppa Italia, si sapeva e si 'sperava' che il Napoli si sarebbe dedicato anima e corpo esclusivamente al campionato, avendo quantomai la ghiotta occasione di raggiungere un traguardo atteso e bramato da anni, così come progettato da tempo. Non sarà certamente la mentalità giusta, poiché è noto che una grande squadra o una società che ambisce ad affermarsi come potenza mondiale non dovrebbe mai scegliere né plasmarsi (per usare un eufemismo) a seconda della competizione che gioca, bensì accelerare sempre, mai snaturarsi. D'altronde alla storia non passano i record e le statistiche momentanee, bensì le classifiche finali.
A onor del vero, però, bisogna pur riconoscere che le difficoltà del Napoli non sono soltanto di partenza, ma anche sopraggiunte: il doppio infortunio di Ghoulam, lo stop di Milik, la condizione non ottimale di Albiol, la squalifica di Mertens, i problemi muscolari di Chiriches sicuramente non hanno permesso di fare bene due conti o comunque di studiare un turn over maggiormente utile a restare in piedi, con onore, in entrambe le competizioni, Serie A ed Europa League, obbligando di riflesso a una scelta ancora più netta. Checché se ne dica, i giocatori percepiscono, somatizzano ed esprimono gli umori e i sentimenti: qui trova, forse, seppure amara, una spiegazione il comportamento scialbo della maggior parte dei calciatori scesi in campo contro il Lipsia, quasi in attesa che il giudizio universale del tabellino sentenziasse la sconfitta. E' un errore, senz'altro, ma non esente da una spiegazione, che sia o meno gradita.
Poi ci sono le colpe, che non mancano mai e non appartengono solo al Napoli: in Italia l'Europa League non convince nessun club. Tranne qualcuno. La si gioca con la speranza di ritrovarsi per qualche strana ragione, senza scendere in campo o sudare, in finale. Eppure non funziona così. L'Europa League è snobbata e poco considerata, dimenticando, invece, che oramai di anno in anno s'arricchisce di squadre di assoluto valore e negli almanacchi così come nelle bacheche e nei ranking conta, altroché se conta. Non è uno scarto né un torneo di poveri, e sembra che in Serie A si lotti per raggiungere la qualificazione ma che poi pesi, anche sulle spalle di chi potrebbe averlo come solo obiettivo. Eppure le squadre italiane, almeno buona parte, che vi partecipano, Napoli compreso, potrebbero sistematicamente lottare per arrivare fino in fondo. Magari se accadesse, scoprirebbero che il suo valore non è così scarso.
Solo il Milan è uscito indenne ieri sera, trionfando per superiorità di talento ma anche per furbizia: l'Europa League ti permette comunque di ipotecare un'eventuale qualificazione in Champions e il cammino che fai resta impresso.
Insomma, la verità ha le sue versioni ma non cambia il Napoli, forse lo umanizza. Poteva fare diversamente Sarri? Poteva mettere il blocco titolare? Poteva fare di più la società? Con l'organico al completo, probabilmente staremmo parlando d'altro, poiché la gestione sarebbe stata diversa. Tuttavia, resta la sensazione che, se anche gli azzurri avessero vinto, allora sarebbe sorta una nuova domanda polemica: e se adesso la squadra si stanca e perde il primato?
Sabrina Uccello
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