Il Napoli è capitolato. È capitolato nel match peggiore quello che, per storia e classifica, ha un sapore tutto particolare. In un San Paolo gremito e avvolto da più di 50.000 anime, a spegnere i sorrisi dei napoletani ci pensa l'ex più odiato di tutti tempi Gonçalo Higuain. Higuain, proprio quello che non avrebbe dovuto giocare, per via dell'operazione alla mano. Tutti parlavano della sua assenza, ma alla fine, a parlare, è stata la sua presenza. Allegri ha ponderato bene le scelte, ha inserito un centrocampista in più, giocando a tre in mediana, e alle spalle del Pipita ha sistemato Dybala e Douglas Costa. Sarri, dal canto suo, non aveva molti dubbi da sciogliere a parte il ballottaggio Maggio-Mario Rui vinto dal terzino sinistro e, rivelatosi, con il senno di poi, un po' azzardato.
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Il Napoli si ferma ad Higuain. Tutto da rivedere ma niente da condannare
Il Napoli si ferma ad Higuain. Tutto da rivedere ma niente da condannare
Il colpo dell'ex - È una gara che parte all'insegna dello stupore, perché vedere un Napoli Juventus, (come anche lo stesso Sarri ha sottolineato a fine gara), in veste nera contro gialla, conferisce un senso di bizzarra distorsione moderna. Azzurri e bianconeri non ci sono più, nella loro accezione classica, ma, a pensarci bene, anche la classifica, questa volta, recita altro. Perché sono proprio gli uomini di Allegri a dover rincorrere la capolista, sono loro a doversi aggrappare al tutto per tutto, affrontando la squadra che gioca il miglior calcio del campionato. Il miglior calcio, quello che, e forse Sarri questa volta lo ha capito bene, spesso non basta. Non è bastata al Napoli per ribaltare o quanto meno pareggiare una gara che era partita non proprio nel migliore dei modi.
Sono bastati tredici minuti alla Juventus per approfittare di una piccola falla difensiva in contropiede. Quasi una rarità nel Napoli di quest'anno, che ha imparato ad incassare poco. Ma quando di fronte hai la qualità, la qualità ti punisce, e Higuain vuo, dire qualità. Nulla ha potuto il suo ex compagno Reina che si è visto violare la porta nonostante un goffo tentativo di anticipo, ma, nella ripresa, si metterà in mostra per un miracolo su Matuidi.
Per tutto il resto del primo tempo non c'è stata emozione particolare degna di nota. La Juventus ha cominciato a gestire, già conscia che, probabilmente, una gara si può anche vincere fermandosi così.
Bello ma non troppo - Nella ripresa esce fuori il Napoli, quello bello è pericoloso. Quello che mette in difficoltà gli avversari e li chiude in una morsa da cui è difficile uscire. I bianconeri non ci riescono spesso, ma sono bravi ad arginare, l'aspetto migliore e più concreto della squadra di Dybala e compagni. Arginano alla grande ogni sortita offensiva: su Mertens, su Callejon, su Insigne. E quando i tre dietro vacillano ci pensa mister vecchio ma garantito Buffon.
Al triplice fischio il risultato recita 0-1, e tre punti alla Juventus che ora insegue il Napoli ad una sola lunghezza di distanza. Analizzando la prestazione Hamsik e compagni avrebbero meritato, certamente, il pareggio ma questa gara, al di là della buona prestazione nei secondi 45 minuti, ha palesato, ancora una volta, i difetti sui quali il Napoli può e deve lavorare ancor prima del mercato di gennaio. Se le alternative si sono ridotte all'osso dopo gli infortuni di Milik e Ghoulam, è anche vero che la rosa permetterebbe al tecnico toscano di azzardare qualche esperimento, e, magari, con un pizzico di coraggio, lasciar riposare qualche titolarissimo a favore di giovani interessanti. Come Ounas, che, dopo l'uscita di Insigne per infortunio (condizioni da verificare), ha fatto vedere che può competere benissimo in Serie A. O magari, ancor più difficile, lasciare in panchina quei calciatori a cui tutta la piazza vuole più bene, campioni nel DNA ma bisognosi di un po' di pausa.
Nessun dramma - E così la notte più bella di questa stagione termina con un risultato diverso da quello pronosticato. Napoli è pericolosamente emozionante perché si rischia, ora, di cadere nella trappola di dare troppa importanza ad una sconfitta che è, a conti fatti, la prima del campionato dopo ben quindici giornate. Ma, se le ambizioni sono davvero le più alte possibili, ancora una volta tutti, nessuno escluso, tra giocatori, allenatore e società, dovranno correggere qualcosa.
Redazione - Roberta Savarese @RIPRODUZIONE RISERVATA
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