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Napoli femminile, l’AD: “Siamo pronti alla rivoluzione, vicino il passaggio al professionismo”

Napoli femminile, l’AD: “Siamo pronti alla rivoluzione, vicino il passaggio al professionismo”

L’amministratore delegato del Napoli femminile Francesco Tripodi ha parlato a Tuttocalciofemminile del passaggio al professionismo del calcio femminile spiegando quali sono secondo lui gli strumenti adatti per rendere sostenibile quella che...

Francesco Melluccio

L’amministratore delegato del Napoli femminile Francesco Tripodi ha parlato a Tuttocalciofemminile del passaggio al professionismo del calcio femminile spiegando quali sono secondo lui gli strumenti adatti per rendere sostenibile quella che è una vera e propria rivoluzione. Sarebbe davvero un traguardo incredibile, come spiega l'A.D. ai microfoni del portale online sul calcio femminile.

LE PAROLE DELL'AD DEL NAPOLI FEMMINILE

Di seguito le parole di Francesco Tripodi, amministratore delegato del Napolifemminile.

Cosa si intende per passaggio al professionismo? È la prima domanda che mi sono posto quando più di qualche mese fa si è iniziato a parlare di questo nobile quanto giusto passaggio per il calcio femminile. Finito l’entusiasmo per la vicenda ho iniziato a farmi altre due domande. Ovvero cos’è il professionismo e cosa comporta. Al momento l’unica cosa certa è l’inizio di questo passaggio, ma sugli strumenti al momento non c’è stata risposta definitiva. È evidente che il legislatore è attento e consapevole dell’onere economico del passaggio ma bisogna che vengano fuori esattamente le cifre di questo passaggio anche solo in via preventiva e immaginando il costo dell’intero sistema calcio femminile ad oggi proiettandolo per almeno i prossimi tre anni successivi al passaggio di categoria. La cosa più importante, a prescindere da tanti tecnicismi legislativi, sarà capire la possibilità per gli addetti ai lavori principali, ossia i due sottoscrittori del contratto professionale di lavoro, di accedere ai suddetti fondi, atteso che, il passaggio sarà costoso (almeno il 45% in più per le sole voci di costo contrattuali).

Le società, in special modo quelle che non hanno il settore maschile, a oggi riescono a chiudere con difficoltà in pareggio, senza eccedere con le spese, i propri bilanci. - continua Tripodi- Diritti tv? Se guardiamo l’Inghilterra ad esempio, possiamo anche essere rincuorati nel nostro pensiero “megalomane”. I diritti tv della Premier League sono stati valutati per un triennio 24 milioni di euro, noi non abbiamo ancora quel livello di spettacolo, ma se anche la nostra Serie A dovesse valere appena il 50% della Premier gli introiti sarebbero pari a circa 4 milioni a stagione. Per ottenere questo ambizioso obiettivo va creato un interesse combinato tra società e atlete perché se vogliamo arrivare ad un professionismo equilibrato, dobbiamo tutelare entrambe le parti contrattuali”.