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Napoli, Auriemma “saluta” le telecronache: “Cominciai nel 1985 quando c’era Maradona, vi racconto i miei inizi”

Napoli, Auriemma “saluta” le telecronache: “Cominciai nel 1985 quando c’era Maradona, vi racconto i miei inizi”

Il telecronista di fede azzurra non continuerà a commentare le partite del Napoli. I dettagli all'interno.

Redazione

Dagli inizi durante gli indimenticabili anni Maradoniani, fino alla consacrazione come telecronista "fazioso" a Mediaset Premium. Il giornalista e storico commentatore tifosissimo del Napoli, Raffaele Auriemma, ha detto addio alle telecronache ai microfoni del portale online "Premium Sport". Il collega ha rilasciato un'interessante intervista che CalcioNapoli1926.it riporta integralmente: "

Tutto ebbe inizio con telecronache pirata, realizzate collegandosi alla rete telefonica d'una signora disponibile. "All'epoca facevamo gli abusivi: mi armavo di una lunga antenna, la infilavo nei vestiti e mi attaccavo alla rete telefonica di un appartamento a due passi dal San Paolo. E iniziavo il racconto...". Era il 1985 e Raffaele Auriemma, telecronista tifoso del Napoli, debuttava come voce narrante delle gesta azzurre. Da Diego Maradona a Marek Hamsik, in questi 33 anni i suoi soprannomi e le sue cronache effervescenti l'hanno reso un personaggio cult del giornalismo partenopeo.

Ci racconta le emozioni di quel giorno?

"Era il 6 gennaio, anno ’85. A Napoli quasi nevicava ed eravamo pure senza coperture. Un’emozione indescrivibile, era la mia prima radiocronaca. Perché quando una cosa la vuoi fare davvero, la fai in qualsiasi modo".

Il Napoli e i napoletani: il filo che li unisce è quello della passione. Lei non l’ha mai persa.

"Riesco però a dividere l’aspetto narrativo e professionale dalla passione più vera per la squadra. Quando ho urlato 'seppellitemi qui' era a Torino contro la Juve, nel 2009: ricordo ancora l’emozione per quello che ci sembrò il riscatto dopo anni bui. La frase divenne cult, lì è uscito il tifoso che vive in me. Ma la passione ha sempre completato il mio lavoro, non dominandolo mai".

Essere giornalisti a Napoli - e del Napoli - è una storia diversa?

"C’è tanto affetto, ma anche tanta attesa. Viviamo un po’ la stessa situazione dei calciatori. Ricordo quando andai contro Benitez: ero continuamente criticato, poi il tempo è stato galantuomo. Però oggi, quando ho dato l’annuncio che non avrei fatto più telecronache per Premium, i messaggi arrivati mi hanno emozionato, un po’ commosso. E questo è stato estremamente gratificante".

Da Domizzi e il “Muro del Pianto” a “Trilly”, il soprannome di Mertens: c’è un mondo dietro questi nomignoli…

"Il mio preferito resta quello di Pino Taglialatela: “Batman”. E piacque così tanto anche a lui che chiese di disegnare la maglia con quel logo lì. Bellissimo. Ultimamente mi ha chiamato Mertens: senza che glielo chiedessi, mi ha regalato una sua maglia con su scritto ‘al mio amico Raffaele, dal tuo Trilly’. Sono cose che poi fanno impazzire i tifosi, come 'Arsenico e champagne' per il Pocho Lavezzi: prima li stordiva, poi li avvelenava".

Oggi da dove riparte Auriemma senza le sue telecronache?

"Resterò a Mediaset, da opinionista. E continuerò in radio. Mi dispiace non essere più la voce di questa squadra, ma resto a disposizione per qualche nuovo progetto. Ah, se il Napoli dovesse fare il canale ufficiale, io ci sono".