Era il 13 febbraio quando qualcosa è definitivamente cambiato a Napoli, al Napoli. Marek Hamsik dava l'addio definitivo al club con cui si è interscambiato un rapporto di crescita esponenziale, a cui ha dedicato il 90% della sua carriera e da cui ha ricevuto la possibilità di esprimere appieno il vero Hamsik, in ogni più piccola sfaccettatura. Nel corso del suo tempo in maglia azzurra è stato il camaleonte del centrocampo: impiegato prima da trequartista, poi da mezz'ala, fino a diventare il play della squadra, il vero regista.
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Il Napoli abbassa la cresta: senza Hamsik numeri al ribasso
Il Napoli è calato nel rendimento da quando Marek Hamsik non è più parte del gruppo
ANCELOTTI - Al Napoli arriva il tecnico più titolato d'Europa e lo spogliatoio non può che essere entusiasta di lavorare con chi campionati e coppe europee sa benissimo come si vincono. Con Sarri si è sfiorata l'impresa Scudetto ed è già cambiata qualche prerogativa del capitano: non gioca mai tutta la partita, al 60' c'è la sostituzione. È un accordo con il tecnico. Hamsik non esce mai deluso o arrabbiato dal campo, forse scontento delle sue prestazioni, questo sì, è lecito. Arriva Ancelotti e capisce che con Marek va fatto qualcosa, va recuperata la sua importanza per l'economia del gioco del Napoli, va reimpiantato nel progetto azzurro. Jorginho è appena andato via, ha seguito Sarri al Chelsea. È questo il momento cruciale del secondo (ma breve) atto del film di Hamsik da capitano dei partenopei: il regista, il play, del nuovo Napoli sarà lui. Ha le doti fisiche, tattiche e soprattutto tecniche per rivivere una seconda vita nel cerchio del centrocampo. I primi esperimenti, nelle amichevoli in Trentino, danno soddisfazione al tecnico e al calciatore stesso, tanto da dichiarare: "Il nuovo ruolo mi piace, sapevo che prima o poi sarebbe arrivato il momento di giocare in quella zona del campo. Sono contento della nuova posizione".
Si va avanti così per mesi e dopo poche settimane dall'inizio del campionato è Ancelotti a consacrare Hamsik in quel ruolo: "Sono stato contento di Marek dal primo giorno in quella posizione e lo sono adesso. È la sua posizione naturale".
Ancelotti cambia tutto del "vecchio" Napoli, anche il modo di fare calcio e di stare in campo. Il "Sarrismo" non è più peculiarità al San Paolo. Si deve giocare bene e vincere ma sfruttando tutta la rosa a disposizione e le caratteristiche di ogni calciatore, rimaste nascoste nelle tre stagioni precedenti. Il 4-4-2 si impone come modulo di base, proprio con capitan Hamsik a fare da coordinatore.
Arriva gennaio e il calciomercato invernale, a Castel Volturno si inizia a respirare un'aria diversa. Tutto l'ambiente Napoli si aspetta il colpo per riprendere il passo della Juventus in campionato ma mai ci si sarebbe aspettato quanto stava per accadere: Hamsik dice addio, va in Cina dopo una lunga trattativa. Lascia la 17 e la fascia da capitano. È il 13 febbraio quando qualcosa cambia definitivamente a Napoli, al Napoli. Ancelotti deve inventarsi qualcosa per sopperire a questa grave perdita ma tra le varie cose che cambiano, mutano anche i numeri della squadra che inizia a zoppicare, tanto da finire a 11 punti dalla Juventus, vincitrice dell'ottavo scudetto consecutivo.
Ci si rimbocca le maniche, arriva la nuova stagione (quella in corso) e tanti calciatori diversi. Il Napoli cresce, il nome di Marek Hamsik sparisce dai radar dell'informazione sportiva, dei tifosi e degli addetti ai lavori. Quasi come fosse dimenticato. La squadra si adatta ai nuovi dettami tattici del mister che non utilizza più un vero regista ma si avvale di un nuovo modo di sviluppare calcio. Eppure qualcosa non va. Il Napoli subisce tanti gol, complice anche la non perfetta condizione fisica di Kalidou Koulibaly. Allora la domanda sorge spontanea: sono cambiati i numeri del Napoli da febbraio ad oggi? Se sì, come? La risposta è semplice: sì. Il Napoli è peggiorato.
Lo dicono i numeri:
4-4-2 con Hamsik (fino al 2 febbraio): 51 punti in 22 gare (2.32pt a partita); 18 reti subite (0.8 a partita)
4-4-2 senza Hamsik (dal 10 febbraio): 28 punti in 16 gare (1.75pt a partita); 18 reti subite (1.1 a partita)
4-4-2/4-2-3-1 senza Hamsik (stagione in corso): 9 punti in 5 gare (1.80 a partita); 9 reti subite (1.8 a partita).
Dalla seconda parte della scorsa stagione si nota un lievissimo miglioramento ma il gap è molto più ampio se si prende in considerazione la prima parte del 2018/19, con Hamsik in campo.
Cedere il capitano è stata certamente una scelta ponderata e condivisa dalle parti in gioco ma ha lasciato un vuoto da colmare (di campo e sentimentale). E ora, assodato che è stato opportuno salutare Hamsik, la domanda che sorge spontanea è un'altra: è stato giusto non sostituirlo con un calciatore di caratteristiche simili?
Parola al campo e a Carlo Ancelotti.
di Salvatore Amoroso
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