Secondo Olé ad oggi sulla morte di Maradona emerge “un quadro sconcertante. Le prime prove raccolte, i rilevamenti e le testimonianze fornite finora indicano che la situazione è stata gestita in modo disastroso, un caos totale”. A ciò si aggiungono le parole di Rodolfo Baqué, legale dell’infermiera Dahiane Madrid, che muove un’accusa pesante: “In qualsiasi altra casa Maradona non sarebbe morto. Può sembrare forte dire che l’hanno lasciato morire, ma è così”.
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Morte Maradona, indagata anche la psichiatra. Diego viveva in una casa fatiscente
Le rivelazioni degli inquirenti e dell’avvocato dell’infermiera di Diego fanno emergere nuovi dettagli
Casa fatiscente
Dai dettagli e le descrizioni della villa di San Andrés, dove Maradona stava svolgendo il suo percorso di riabilitazione successivo all’operazione subita al cervello, sembrano confermare la sensazione che dietro la sua morte ci nascondono gravi negligenze. Le condizioni in cui Diego ha vissuto gli ultimi giorni sono incompatibili con il processo che doveva seguire. Secondo alcuni testimoni oculari “Maradona è stato parcheggiato alla buona in una stanza improvvisata accanto alla cucina. C’erano un materasso, un televisore e un bagno chimico. Per oscurare le finestre erano stati piazzati dei semplici pallet a tappare la luce. Roba da non credere, una persona nelle condizioni di Maradona non poteva essere curata in simili condizioni. C’è da chiedersi perché sia stato messo lì, quando una persona con le sue possibilità avrebbe potuto permettersi le strutture più avanzate e una casa con tutti i comfort del caso”.
Il quadro della situazione
L’avvocato Baqué ha riportato la testimonianza dell’infermiera che seguiva Diego nella villa di Tigre, e quanto ne emerge è sconcertante:
“Non aveva assistenza specialistica, non c’erano bombole d’ossigeno, mancava un semplice defibrillatore e dormiva accanto a un bagno chimico. È assurdo. Non c’era nemmeno un’ambulanza a stazionare davanti ai cancelli per qualsiasi evenienza, allucinante se oltre si pensa che stiamo parlando di Maradona e non di un paziente qualsiasi. La verità è che in qualsiasi altro posto e con qualsiasi altra persona accanto, Maradona non sarebbe morto. Chiunque l’avrebbe portato a fare accertamenti se fosse caduto battendo la testa. Chiunque l’avrebbe portato a fare accertamenti di fronte ai problemi di tachicardia registrati. Chiunque si sarebbe occupato di somministrargli i medicinali necessari per un paziente cardiopatico qual era. È semplicemente assurdo”.
Indagini
A ciò si aggiunge un altro sospetto: nel certificato di dimissioni dalla clinica Olivos firmato dal neurochirurgo Leopoldo Luque, dalla psichiatra Agustina Cosachov e dalle figlie di Maradona (Dalma, Gianinna e Jana), si sottolinea “il rifiuto della famiglia di procedere al ricovero del paziente in una clinica specializzata per la riabilitazione, così come consigliato dal personale medico”. Il documento in questione è stato svelato ieri in esclusiva dal programma Intratables. Diego avrebbe dovuto svolgere il percorso post operatorio in luogo con una serie di requisiti indicati e che, invece, sono stati disattesi. Dopo le perquisizioni disposte nei domicili di Leopoldo Luque, la magistratura ha ordinato gli stessi provvedimenti per la psichiatra Agustina Cosachov, non ancora imputata ma adesso anch’essa iscritta formalmente nel registro degli indagati. Sembra che il sospetto che Maradona sia stato vittime di gravi negligenze si stia trasformando in una certezza. Continua la caccia a tutti i responsabili.
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