Ospite del TMW Radio Night Show, Pierpaolo Marino ha parlato del momento difficile del calcio italiano: "C'è una grande tristezza, dopo le prime 48 ore di rabbia. Il pensiero di un Mondiale che non ci vedrà presenti è una sensazione, per chi ama il calcio e ne ha avuto tanto, veramente brutta. La nazionale è l'emblema del nostro calcio e della nostra passione".
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Marino: “Tavecchio voleva Lippi, Ventura era solo un assistente. Ecco perché non si è dimesso”
Marino: "Tavecchio voleva Lippi, Ventura era solo un assistente. Ecco perché non si è dimesso"
Le cause di questa crisi?
"Il problema fondamentale è che le società sono diventate a scopo di lucro: ci sono presidenti manager diversi da quelli che avevamo un tempo, con aspettative di redditività per le società. Una volta questi profitti si investivano sui settori giovanili, ora formano reddito e c'è la ricerca della plusvalenza immediata".
Si aspettava che Ventura non si volesse dimettere?
"Io l'ho detto agli amici con cui guardavo la partita: era chiaro già dal momento in cui è venuto davanti alle telecamere. Lo conosco, non è il tipo che regala soldi, anche davanti a figure del genere, dove ognuno avrebbe fatto un gesto simile".
Sarebbe stato un atto dovuto.
"Sarebbe stato un modo di evitare alcune antipatie che si creano negli italiani, anche tra chi di solito non guardano il calcio. I mondiali aggregano le famiglie e lo spirito nazionalistico: li guardano tutti. Avrebbero rappresentato un atto di umiltà e di dolore".
Perché Tavecchio vuole continuare ad andare avanti?
"Di Tavecchio sono stato uno dei primi elettori e non ho difficoltà a dirlo. È un uomo dei numeri, un amministrativo: non ho vissuto l'ingaggio di Ventura, ma non è stato il responsabile di questa scelta. La mancata qualificazione dipende da quella scelta sbagliata: Ventura è un maestro di calcio per le squadre medio-piccole, in nazionale non si insegna calcio ma vanno creati blocchi che giochino coi moduli più usati dai club in campionato. È un compito che sembra facile da descrivere, ma poi se hai la presunzione di insegnare calcio in pochi giorni ti fai male".
Torniamo a Tavecchio?
"Non ha scelto Ventura. Aveva scelto Lippi, che ha portato Ventura. L'errore vero è stato quello del paradosso del conflitto di interessi non rilevato al momento dell'ingaggio di Lippi. Ventura doveva essere l'assistente di Lippi. Quest'ultimo poi è dovuto andare via e Tavecchio s'è ritrovato con l'assistente di Lippi in panchina. Ha fatto buone cose, capisco che si chieda perché dovrebbe andarsene, visto che Ventura non l'ha portato lui. Capisco più Tavecchio e non Ventura che negozia con la vile moneta il disastro".
Ora Ancelotti è il nome caldo.
"È quanto di meglio ci possa capitare, e spero che Carlo sia propenso. Per la nazionale si fanno sacrifici: è un bravo ragazzo di sani principi. E dico anche che si potrebbe trovare un accordo col Bayern per risolvere il contratto in anticipo. Non la vedo impossibile dal punto di vista economico".
A livello dirigenziale, vedrebbe bene l'inserimento di una figura come quella di Paolo Maldini?
"Lo vedrei benissimo, so che Maldini ha sempre coltivato interessi diversi da quelli calcistici. Però diciamo che la stanza dei bottoni del calcio è una cosa che ha delle sue peculiarità: serve cultura a 360° della visuale del calcio per poterla gestire bene. Ha le qualità, magari non l'esperienza, per poter fare bene. A patto che sia accompagnato in maniera giusta. Per esempio mi piace molto il senatore Sibilia, Cosimo: l'ho visto crescere, conosce il calcio".
Ci sono giovani da cui ripartire?
"Sì. Intendiamoci: non abbiamo le individualità di una volta, i vari Baggio, Totti, Del Piero, Cannavaro, Nesta, Riva, Baresi o via dicendo. Gente di quel livello non si vede ancora. Però ci sono delle individualità su cui un ottimo selezionatore può costruire un gruppo, magari nell'attesa che arrivi qualche ciliegina che esploda. Penso a Insigne, ma anche a Caldara, che per esempio ha le caratteristiche umane e tecniche per poter essere una base da cui ripartire".
Fonte: tuttomercatoweb
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