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Marco Borriello, attaccante del Cagliari e con un passato in alcune delle maggiori squ

Marco Borriello, attaccante del Cagliari e con un passato in alcune delle maggiori squ

Marco Borriello, attaccante del Cagliari e con un passato in alcune delle maggiori squadre italiane, ha parlato ai microfoni Mediaset all’interno del programma condotto da David Trezeguet Nove – Storie di Bomber delle sue origini:...

Redazione

Marco Borriello, attaccante del Cagliari e con un passato in alcune delle maggiori squadre italiane, ha parlato ai microfoni Mediaset all'interno del programma condotto da David Trezeguet Nove - Storie di Bomber delle sue origini: "Ho vissuto a Napoli fino a 14 anni: andare a scuola per me era una tragedia. La maestra spiegava e io pensavo alle rovesciate e ai tiri che dovevo fare con i miei amici del quartiere. Giocavo in piazza, poi sono entrato in una scuola calcio. Nell’aprile del 1998 venne a vedermi Franco Baresi, che era il responsabile del settore giovanile del Milan all’epoca. Feci una partita stupenda da esterno sinistro. A Napoli non vedevo futuro, mia mamma era contenta di mandarmi al Nord perché avevo delle amicizie un po’ così, c’erano bravi ragazzi e ce ne sono alcuni che sono ancora oggi in galera. Abitavo nel quartiere col più alto tasso di omicidi in Campania”.

Sul Milan: "L’allenatore della Primavera del Treviso mi spostò centravanti e feci tanti gol: mi sono sempre sentito attaccante. Da lì mi mandarono alla Triestina e io avevo un entusiasmo incredibile, i miei compagni mi volevano bene perché io correvo anche per loro. Poi andai al Milan nel 2001: Galliani in ritiro presentò tutti i giocatori e mi fece cantare Malafemmena, ebbi tanti applausi. Quell’anno esordii, Nesta, Maldini e Kaladze mi picchiavano in allenamento, ma mi apprezzavano. A me non fregava niente, volevo arrivare. Giocavo poco, andai a Empoli, segnai il primo gol in A e tornai al Milan. Non dico che ho perso un anno, ma giocare è importante”.

REDAZIONE - Luca D'Isanto.