Caro Diego, è già passato un mese e ancora non ci pare vero. Mentre tutto il mondo celebra la ricorrenza del Santo Natale è impossibile non volgere un pensiero a te, che il 25 novembre di questo infausto 2020 ci costringevi a un dolore indicibile. Un dolore che non passa. Ti sei spento in totale solitudine, lontano dai tuoi affetti più cari. Chi ti ha conosciuto dice che sei stato un uomo socievole, generoso, un uomo altruista. Qualcuno invece prova ancora a screditarti, a sciacallare sui resti della tua luce... Ma sono voci rauche, uomini che non saranno mai consegnati alla memoria. Tu, invece, eri eterno anche da vivo, tu che hai saputo danzare con l'eterno. Ha ragione Federico Salvatore - un'altra eccellenza napoletana - quando invita tutti a non dar credito ai detrattori: "è fuoco ca un 'abbrucia", scrive poeticamente il cantautore partenopeo. Eri dolce ed emotivo, Diego; l'amico fragile di cui scriveva De André. Indossare la dieci non è solo un'investitura del cielo, ma anche una croce... una croce di spine e di aceto troppo difficile da abbracciare. Lo scriveva il poeta e aforista libanese Khalil Gibran, ogni grande talento - ogni dono del cielo - ha un prezzo che si chiama vita. Nessuno lo ha capito, o forse sì... è davvero scioccante vivere nella celebrazione del proprio mito. E' un peso troppo grande per un uomo solo.
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Un mese senza di te – Lettera aperta a Diego Armando Maradona: “Buon Natale, amico fragile. Ovunque tu sia…”
Caro Diego, è già passato un mese e ancora non ci pare vero. Mentre tutto il mondo celebra la ricorrenza del Santo Natale è impossibile non volgere un pensiero a te, che il 25 novembre di questo infausto 2020 ci costringevi a un dolore...
Tanti auguri, Diego... ovunque tu sia
Le notizie che ci giungono dall'Argentina non ci confortano. Tanti sciacalli lottano per i tuoi soldi e non c'è beffa più grande per chi ti ha amato oltre ogni misura. Sapere che il tuo corpo non può ancora riposare come merita è un dolore che non si addomestica. Molti tifosi, oggi, nel trigesimo dalla tua scomparsa, ricordano gli ultimi messaggi che ci hai donato, la tua preoccupazione crescente per la pandemia, il tuo pensiero rivolto ai deboli, ai soli, agli afflitti. Diego, hai sempre lottato per le sofferenze degli ultimi e, pur avendo avuto il mondo ai tuoi piedi, sei finito proprio come uno di loro. Anche questa è la tua grandezza: unire in un solo respiro la vertigine e il baratro. Nel giorno del tuo sessantesimo compleanno (nell'ultima uscita pubblica) hai detto ai napoletani "sarò sempre uno di voi". E così, mentre l'universo mondo litiga per i tuoi lasciti, ai napoletani basta il tuo testamento spirituale. Sapere, con certezza, che ovunque tu sia - ora e sempre - sarai uno di loro. Buon Natale, Diego. Ovunque tu sia.
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