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La posta del mister, il focus tattico: Napoli, che fine ha fatto il centrocampo? L’equivoco Lobotka inizia a essere un peso

Redazione

Nonostante la formula breve, la Coppa Italia resta la competizione del turnover, almeno per i primi turni. Tuttavia, nel calendario ai tempi del covid-19, quest’anno ogni allenatore è riuscito, chi più, chi meno, a ruotare spesso gli uomini in...

Nonostante la formula breve, la Coppa Italia resta la competizione del turnover, almeno per i primi turni. Tuttavia, nel calendario ai tempi del covid-19, quest’anno ogni allenatore è riuscito, chi più, chi meno, a ruotare spesso gli uomini in campo di partita in partita, cercando di ottimizzare le risorse della rosa a propria disposizione. La possibilità di effettuare cinque sostituzioni realizza, in questi termini, una svolta nodale e spesso sottovalutata nella valutazione di una gara, moltiplicando i cambiamenti tattici nell’arco dei 90’ minuti.

Difatti, anche Napoli – Empoli al Diego Armando Maradona è stata più partite in una, risultando di grande interesse per molte ragioni, ad esempio la scelta da parte di Gattuso di (ri)tornare con gli ingressi di Fabian e Zielinski al 4-3-3, con Demme da play basso, e questi ultimi due nei ruoli e nelle funzioni probabilmente più congeniali di interni di centrocampo.

Diego Demme, è la sua seconda stagione in maglia azzurra

Le squadre di Gattuso e di Dionisi (assente causa isolamento dettato dall’Asl di Napoli) si sono presentate all’appuntamento di Coppa nei consueti moduli: 4-2-3-1 il Napoli e il 4-3-1-2 l’Empoli, vero marchio di fabbrica della brillante compagine toscana, prima in classifica in B. Seppur con una formazione giovanissima e diversi calciatori in isolamento, l’Empoli è riuscito a fronteggiare il Napoli a viso aperto, sfruttando gli ormai soliti problemi in transizione negativa degli azzurri e trovando i due gol con azioni similari.

La scelta di Gattuso di affidare le chiavi del centrocampo a Lobotka e Demme, con l’inserimento sulla trequarti di Elmas, ha mostrato un’interpretazione diversa, più aggressiva, meno ragionata e fisica, rispetto al triangolo Bakayoko-Ruiz-Zielinski.

In particolare, è evidente come Diego Demme cambi la fisionomia, l’atteggiamento e la forza della pressione in avanti del Napoli, più abituato e pronto grazie ai suoi trascorsi in Bundesliga con il Lipsia, in cui il recupero, la riaggressione (il gegenepressing) a palla persa, sono i suoi tratti identificativi.

I due attaccanti dell’Empoli, Matos e Olivieri, con l’aggiunta del vertice del rombo, l’ottimo Bajrami, cercavano di sporcare il rifornimento a centrocampo del gioco del Napoli, marcando lo spazio di ricezione tra la difesa e i due centrocampisti. Spesso, sia Lobotka che Demme si allargavano nelle zone di competenza dei terzini per ottenere palla, con Di Lorenzo e Ghoulam già alti. In questo modo, con Elmas marcato dal play avversario Damiani, i due interni della squadra empolese, Ricci e Haas, restavano a metà del guado tra il seguire Demme/Lobotka o restare sulla linea di passaggio degli esterni bassi.

Andrea Petagna in azione contro l'Empoli

Quando il Napoli è riuscito a trovare in modo pulito la consegna a Di Lorenzo o Ghoulam, si aprivano spazi per le sovrapposizioni esterne e l’1 vs 1 di Lozano, anche oggi imprendibile, e Politano. Proprio su una situazione di 1 vs 1  da sinistra del messicano, arrivato sul fondo, Di Lorenzo, come se fosse un quinto di centrocampo stile Atalanta, ha trovato il gol di testa. Purtroppo, se le capacità offensive in costruzione e rifinitura del Napoli sono note, altrettanto sono le difficoltà difensive a palla persa, dovute ad un’uscita in pressione sbagliata, che porta al primo pareggio di Bajrami, che evidenzia un tardivo raddoppio di Politano per aiutare Di Lorenzo.

Più sono lunghi i reparti, più la distanza da percorrere, e rincorrere, aumenta. Anche il secondo gol dell’under 21 svizzero, col risultato sul 2 a 1 del Napoli dopo una bellissima conclusione di Lozano, tocca un nervo scoperto, questa volta in fase di difesa posizionale: palleggio empolese, cambio gioco da destra a sinistra del difensore centrale sull’esterno Terzic, ricezione libera per Bajrami che conclude ancora preciso per impattare nuovamente il risultato.

Politano nuovamente in ritardo, Di Lorenzo troppo piatto e stretto nella linea, Rrhamani e Demme pigri nell’uscita e nel chiudere la porta. Il 3 a 2 finale di Petagna sugli sviluppi di un calcio d’angolo rimette il risultato sui binari giusti, ma riflette le difficoltà del Napoli di essere una squadra equilibrata e concentrata per tutta la partita. Una squadra che vive di folate offensive e ripiegamenti affannosi.

La soluzione del 4-3-3 con Ruiz e Zielinski a fianco di Demme potrebbe essere non solo un’alternativa, ma il modulo giusto per ottemperare alle difficoltà di “lunghezza” tra i reparti, in attesa di Osimhen (non fu per il nigeriano il motivo del cambio modulo?) anche se sia Ruiz che Zielinski sono mezzali di possesso e non di inserimento. Quanto manca, in questo caso, nella rosa un Marek Hamsik. Inoltre, restando a centrocampo, preoccupa la crescita tecnica e tattica di Elmas, che fatica ad essere in condizione e soprattutto presente, nel vivo, del gioco. Il futuro del Napoli di Gattuso passa dal trovare le giuste combinazioni tra gli uomini a centrocampo, il collante di ogni squadra che ha obiettivi ambiziosi come la società di De Laurentis.

Articolo a cura di Bruno Conte, allenatore UEFA C