NAPOLI - Il dolore, forte, fortissimo, poi la paura, enorme, gigantesca: e quel tunnel misterioso nel quale non s’intravede la luce, si sentono le voci (e sono straniere) e si cerca di capire per provare a farsene una ragione. La notte di Naby Keita, ventitré anni, è passata nel tormento, nel timore (nel terrore?) che tutto ciò captato, tra gli esami indispensabili, l’elettrocardiogramma, gli enzimi, e i bisbiglii, la corsa dallo stadio san Paolo all’Ospedale san Paolo, poi quella al Cardarelli gli fosse comprensibile: e c’è voluta l’alba, il summit tra lo staff medico del Liverpool e Ciro Mauro, ex medico del Napoli a inizio Terzo Millennio e ora primario dell’unità intensiva cardiologica, per sapere ciò che si può: «Il paziente ha fatto valutazioni in base alle quali ha ritenuto non necessario essere trattenuto».
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Keita sta bene potrebbe giocare contro il City
Napoli-Liverpol, per Keita, è diventata angoscia
Napoli-Liverpol, per Keita, è diventata angoscia: la fitta, l’esigenza di accomodarsi in terra, la barella, il medico che va con lui e chiede al dottor Canonico del Napoli di sostituirlo sulla panchina dei reds. Cosa sta succedendo? Ci sono volute quindici ore prima di decollare con i compagni e gustarsi quel pizzico di tranquillità, diffusa dal Liverpool attraverso i social, in attesa di ulteriori approfondimenti. «Keita sta bene, dopo essere stato ricoverato per controlli precauzionali. E non è esclusa la sua presenza, domenica, contro il Manchester City».
CDS
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