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Insigne fischiato dal San Paolo ma il problema non è Lorenzo

Insigne fischiato dal San Paolo ma il problema non è Lorenzo

Ecco il "vincitore" della settimana: Lorenzo Insigne, che però è piuttosto l'uomo copertina del match per l'episodio dei fischi

Claudia Vivenzio

Cari lettori di CalcioNapoli1926.it benvenuti nuovamente nella rubrica “THE WINNER IS”, quella che ha la scopo di decretare il “vincitore” della partita in base ad una serie di parametri molto variegati quali l’intelligenza, la bravura, il carattere, la tecnica, l’etica ma ci sarà anche spazio, lì quando ci sarà poco da gioire per la satira e l'ironia.

Senz'altro una gara deludente quella andata in scena ieri al San Paolo tra Napoli e Arsenal. Gli azzurri avrebbero dovuto fare "l'impresa" della vita ma se ne ritornano a casa con un altro gol incassato: "cornuti e mazziati" si direbbe a Napoli. Altro che rivincita, altro che impresa, altro che coraggio, intelligente e cuore come aveva detto Ancelotti.

LUCIDITÀ - Il Napoli piuttosto è apparso sprecone, appannato, e soprattutto come sottolineato da Ancelotti nel post gara poco lucidi. Una lucidità che manca ma di cui non si conosce la causa. Il tecnico afferma che è un momento, quello d'aprile, in cui tutte le squadre calano ma questa non è una giustificazione e suona un po' come un alunno che dice alla maestra: "Prof non ho fatto i compiti perché il cane me li ha mangiati".

E dunque non va affatto bene. Non è una scusa plausibile o quantomeno se anche fosse vero non sarebbe accettata perché altrimenti tutte le squadre dovrebbero essere sottotono ed aver subito un deficit fisico e mentale, eppure l'Arsenal ha espresso a pieno il proprio gioco all'andata mentre al ritorno le è bastato un "errore di gioventù" di Alex Meret per chiudere i conti.

CAMPIONATO ALLENANTE - Non c'è neanche la giustificazione del campionato allenante, ossia quanto quello italiano si sia appiattito (il che è vero) e ciò non permette ai club di mettersi in gioco e di sporcarsi le mani fino in fondo per poi essere toniche e cariche nelle grandi competizioni. Tutto vero se solo un certo Ajax non avesse eliminato dalla Champions League il fior fiore delle big come il Real Madrid e la Juventus. Eppure l'Eredivisione, il campionato olandese, non risulta sicuramente uno dei più allenanti al mondo se si considera che sono a pari punti l'Ajax e il PSV a 74, mentre la terza (il Feyenoord) è a -18, segue l'AZ a -20.

IL GIOCO - E allora quale altra scusa, qualche altra cartuccia da sparare per salvare la faccia? Ahimé non c'è. Le giustificazioni finiscono qui e quindi resta soltanto l'analisi, questa rigorosamente lucida. Ancelotti ad inizio anno è arrivato con un'idea ben chiara: non stravolgere completamente il gioco impartito da Sarri per ben 3 anni. Insomma non tutto e subito.

Col tempo però il Re delle Coppe è passato dal canonico 4-3-3 al suo 4-4-2, la squadra però non aveva mai giocato con tale modulo eppure i risultati arrivano, il Napoli sembra brillante. Ancelotti stupisce tutti cambiando le pedine ma non il risultato. Esattamente come la matematica: cambiando l'ordine degli addendi non cambia il risultato, ecco così era Carlo.

Qualcosa però col tempo si è guastato. L'aggeggio sembra avere un guasto, arrivano i primi scivoloni. La Champions viene superata brillantemente ma si esce lo stesso (come sempre capita). Lorenzo Insigne in seguito ad un boom ad inizio stagione che lo ha subito lanciato a 10 gol in pochissime giornate, scompare maggiormente. Non sta più al centro dove è quasi un uomo libero e quindi trova meno spazio.

E' la volta di Arkadiusz Milik che viene scoperto e viene gettato sempre in campo, spesso è lui che le risolve all'ultimo. All'inizio affiancato dallo scugnizzo, poi da Dries Mertens. E' in particolare quest'ultima coppia che si dimostra vincente e quindi maggiormente usata in quel 4-4-2.

INSIGNE - Iniziano allora le contestazioni nei riguardi di Lorenzo Insigne che spesso non riesce a concretizzare o che in partite in cui serve gioco di squadra si mette in proprio e fa di testa sua. La calcia da solo, spesso male.

L'attrito tra tifosi e Lorenzo, così come tanti anni fa, si crea nuovamente. Ma tutti pensano sia la solita nuvola di passaggio. Si mettono però di mezzo alcune dichiarazioni scomode fatte dal giocatore, successivamente smentite con:"Sono state riportate male". Nella confusione si intromette, come sempre, il procuratore Mino Raiola che come una sorta di diavoletto sulla spalla, infonde fiducia e sicurezza in Lorenzo dicendogli che è corteggiato dalle big europee.

Questo però alla piazza di Napoli non piace, tutto questo vociare, questo chiacchiericcio non è gradito.

Insigne poi si fa male all'adduttore della coscia e così sta fuori per circa 1 mese, dal 15 marzo al 5 aprile, perché poi rimedia una contrattura in allenamento. Lorenzo continua a guardare le partite da fuori mentre molto affermano: "Il Napoli gioca meglio senza Insigne, lasciatelo fuori", i social gridano questo e di certo il numero 24 lo sa perché li legge, li guarda, come tutti d'altronde.

Lo scugnizzo allora torna in campo negli ultimi minuti del match contro il Chievo poi è subito di scena nel big incontro all'Emirates Stadium, il numero 24 non appare in forma smagliante e così non fa la differenza (ma è in generale tutta la squadra ad essere opaca e spenta).

L'EPISODIO - Ieri Lorenzo ha la sua seconda possibilità di riscatto, è il capitano di una squadra che è chiamata ad una rimonta immensa. Insigne si muove in mezzo al campo, mette palloni interessanti per i proprio compagni, non è affatto il peggiore della squadra (come altre volte è capitato). Eppure al minuto 61' arriva la tegola in testa per Lorenzo:deve uscire dal campo.

Insigne legge sulla lavagnetta luminosa il proprio numero, al suo posto entrerà Amin Younes. Lorenzo allora si dirige verso la panchina è qui che succede qualcosa: il San Paolo accompagna il proprio beniamino non con applausi bensì con fischi.

Lorenzo pare prenderla in modo diverso dagli anni passati: se la ride. Ma non è una risata fragorosa né di gusto, è un riso amaro di chi sa. In effetti il numero 24 pare rivolgersi verso qualcuno della panchina e con la testa fa cenno verso lo stadio come a dire: "Hai visto?". Come se l'azzurro sapesse già.

In seguito Lorenzo però si lascia alla frustrazione, quella risata amara era soltanto una finzione, e così calcia una bottiglietta d'acqua che trova sul suo cammino.

Il numero 24 però non abbandona il campo ma resta di fianco alla panchina, pensieroso. I suoi occhi però si fanno lucidi, si gonfiano di lacrime ma non le versa: se dovesse succede ciò si creerebbe ancora di più un caso mediatico. Sa che è parte integrante del suo mestiere pur non ritenendolo giusto.

Ad un certo punto scuote la testa come se non fosse d'accordo, come se si sentisse debole nell'avere gli occhi lucidi per quei fischi. Si accascia, la telecamera lo inquadra: è amareggiato, sconsolato, triste.

TUTTA COLPA SUA? - Il San Paolo e buona parte di Napoli si accanisce nei riguardi di Lorenzo Insigne e spesso sono state critiche giuste, fondate, basate sulle prestazioni carenti del beniamino della città. Ma questa volta, l'intera eliminazione dall'Europa League, il calcio deludente espresso dal Napoli, è davvero tutta colpa di Lorenzo Insigne?

E' bene, oltre che fischiare, porsi questi interrogativi. Perché Lorenzo potrebbe anche lasciare Napoli ma la piazza è convinta che il club vincerà qualche trofeo così?

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