A vederlo lì da solo, triste e sconsolato in un angolino della panchina dell'Italia, Lorenzo Insigne faceva quasi tenerezza. Perché un'immagine così non poteva che rimandare a quella sera di novembre del 2017 quando una scena analoga fu il preludio dell'apocalisse calcistica italiana con l'eliminazione degli azzurri dal Mondiale in Russia.
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Insigne, dal flop al riscatto: prima la Viola, poi la Champions
A vederlo lì da solo, triste e sconsolato in un angolino della panchina dell’Italia, Lorenzo Insigne faceva quasi tenerezza. Perché un’immagine così non poteva che rimandare a quella sera di novembre del 2017...
Come a San Siro contro la Svezia, anche a Lisbona contro il Portogallo, Insigne è rimasto a guardare impotente la debacle dei suoi. Senza di lui non c'era nessun 10 in grado di accendere la luce in campo e il ko dell'Italia è stata quasi una matematica conseguenza della pochezza espressa dagli interpreti scelti da Mancini. Ecco, il ct non è più quello della notte delle streghe svedesi, ma anche senza Ventura il napoletano è stato messo ai margini. Una conseguenza naturale dell'opaca prestazione di Bologna contro la Polonia quando del 10 ha fatto vedere solo il numero dietro le spalle e nulla di più. Il Mattino.
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