ROMA - Sarri è Platone, con la sua visione, non solo ideale, del bello. E Rafa invece rappresenta Socrate, che ha trasmesso ciò che Platone ha sublimato, lettura indispensabile per comprendere il pensiero del successore. Nel weekend del ritorno per i tifosi partenopei, con Reina e Higuain attesi al San Paolo domani sera con il Milan, qualche ora dopo (domenica ore 17) al St. James's Park c'è il primo incrocio in Premier League tra Rafa Benitez e Maurizio Sarri.
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Inghilterra, Sarri vs Benitez: sfida tra rivoluzionari ‘napoletani’
ROMA – Sarri è Platone, con la sua visione, non solo ideale, del bello. E Rafa invece rappresenta Socrate, che ha trasmesso ciò che Platone ha sublimato, lettura indispensabile per comprendere il pensiero del successore. Nel...
Ovvero, gli ultimi cinque campionati sulla panchina del Napoli, ora a Carlo Ancelotti. Con loro, grazie a loro, a Napoli si è compiuta la rivoluzione culturale del pallone. Con l'apertura verso il calcio di respiro internazionale, alla ricerca dell'ampiezza, del dominio, del possesso palla. Di un percorso diverso, non solo verso la porta avversaria. Nella costruzione di un Dna tenuto intatto - almeno nella prima partita di campionato con la Lazio - anche dal nuovo corso sulla panchina partenopea.
Sistema non perfetto, ovviamente, una Supercoppa italiana e una Coppa Italia in vetrina (con Benitez), forse l'occasione sfuggita per il titolo con le milanesi allergiche al vertice per un pacchetto di stagioni, ma un triennio di calcio da conservare a lungo nella scatola nera di tifosi e amanti del pallone con il tecnico toscano, compresa la corsa a due con la Juventus per l'ultimo scudetto, entrambe oltre quota 90 punti. Un Gronchi rosa, in Serie A.
I tifosi del Napoli, in attesa di sapere se Aurelio De Laurentiis avrà tempo di vedere o almeno commentare il risultato della gara di Newcastle, tiferanno sicuramente per Sarri, che con i Blues è in testa alla classifica e scala le preferenze dei suoi calciatori e tifosi. E che rappresenta, ancora, l'amore strappato, quello più puro, con l'abrasione della ferita per l'addio ancora fresca, intatta quella traccia di empatia, quella corsa comune #finoalpalazzo, solo sfiorato, ai "18 uomini che possono fare un colpo di Stato".
Maurizio, cuore operaio con tracce di Bagnoli, l'anima d'acciaio e cemento di Napoli e quasi 50 anni vissuti in Toscana, l'uomo anti sistema con le sue debolezze marcate - il mozzicone di sigaretta masticato in panca, parolacce e anche gaffe -, mai nascoste e condivise dal tifo, che diventa creatore di un gioco sistemico, dogmatico, ossessivo nella sua bellezza. Triangoli, tocchi di prima, in difesa occhi solo sulla palla e il tributo, più volte rivolto a Rafa (entrambi iniziati al culto di Sacchi), dell'attitudine della squadra al gusto del gioco, lo stesso che Ancelotti ha riconosciuto al nuovo tecnico del Chelsea.
Insomma, Sarrismo Gioia e Rivoluzione, come il profilo Facebook divenuto virale negli anni, essenza e non apparenza. Ma il seme del cambiamento, da Sarri portato a compimento anche senza un titolo da spolverare in bacheca, è arrivato tre anni prima, nel 2013, con il tecnico spagnolo - che a Newcastle viene da un estate fiammeggiante, con i contrasti con la proprietà che poco o nulla gli ha concesso sul mercato - che tracciò una linea sull'era Mazzarri (e prima ancora, Reja), contropiede, le sgroppate di Lavezzi, inserimenti di Hamsik, reti di Cavani.
Mano al cellulare, facilitatore dell'approdo a Napoli di Albiol, Reina, Callejon, Higuain, poi Koulibaly, Ghoulam. E pazienza se mesi dopo sarebbero arrivati i contrasti con De Laurentiis sul mercato (come avvenuto all'Inter, un suo marchio di fabbrica, non casuale), dall'illusione Mascherano all'arrivo di David Lopez, De Guzman. Caratteristi, invece che primattori. Rafa di Napoli ha respirato amore per il calcio ma anche le bellezze della città, tra Palazzo Reale e un intero pomeriggio al Museo Madre, tra quadri e racconti di famiglia, dello studio delle figlie, della lontananza da casa, ovvero Liverpool, dello stupore per la bellezza della città.
E ha sparso per le vie cittadine una nuova novella sul pallone, che riprendeva in piccola parte il filo con il Napoli di Vinicio (filo-olandese) degli anni Settanta ma adattato alla moda del calcio europeo d'elite, pressione alta per riconquistare il pallone, possesso palla, ali larghe per l'uno contro uno. Calcio esatto, rigoroso, lontano dai colpi individuali, anche per mancanza della materia prima, ovvero dei fuoriclasse, dal leaderismo sfrenato (la traccia del Napoli di Maradona), dal gioco d'attesa.
Come Sarri, nessun colpo a effetto per edificare il suo personaggio, niente manette mostrate al cielo. Insomma, un processo culturale che ha creato anche un piccolo esercito di fedeli, manipolo di audaci poi autodefiniti rafaeliti, parecchio in discesa nell'ultimo segmento di Napoli per Rafa, per un campionato non all'altezza - a oltre 30 punti dalla Juventus - ma conpiù di un piede in finale di Europa League, svanita anche per topiche arbitrali. Dunque, Rafa contro Sarri, vinca il migliore, con un pezzo di Napoli in panchina. Repubblica.
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