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SSC Napoli, Bianchini: “Ecco i tre punti per diventare un grande club”

De Laurentiis
Dagli sponsor regionali alla maglia autoprodotta. Il chief revenue officer Bianchini: "Così abbiamo sbloccato il marchio all'estero"
Domenico D'Ausilio
Domenico D'Ausilio Vice caporedattore 

La Gazzetta dello Sport dedica un ampio focus al piano commerciale del Napoli per diventare un grande club. Lo fa attraverso le parole di Tommaso Bianchini, chief revenue officer, a Sport&Business. Il dirigente azzurro si sofferma su tre punti: l'internazionalizzazione del brand Napoli, le sponsorizzazioni e l'autoproduzione.

Bianchini sul piano commerciale del Napoli

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Il dirigente spiega come il club abbia internazionalizzato il brand Napoli: “Un ponte tra la città e i napoletani sparsi nel mondo. Al fischio finale di Udine, in contemporanea, abbiamo assistito a scene di esultanza a Napoli, Madrid, New York, in Asia. Napoli è diventata simbolo della volontà di rinascita dell’Italia e si è trasformata da luogo perduto di Gomorra a set del film di Sorrentino e meta turistica consigliata dal New York Times. Il nostro compito è stato quello di associare la bellezza calcistica a quella della città e di promuovere, tra le aziende e i partner, un modello di calcio sostenibile. Per la prima volta, il Napoli ha vinto senza Maradona. Non a caso abbiamo creato il manifesto “New era”. Diego, con il culto della personalità che si respira in ogni angolo della città e viene trasmesso fuori, era il nostro biglietto da visita ma anche un limite. Da qui l’anno zero impostato con i giovani talenti. Abbiamo dato una nuova identità visiva, attraverso produzioni video, fotografie, storytelling di valorizzazione delle bellezze, anche nascoste, come il Cimitero delle Fontanelle che ha fatto da location al lancio della terza maglia. Oggi, quando vedi un contenuto del Napoli emerge sempre questo messaggio”.


Le sponsorizzazioni

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Il secondo punto riguarda la strategia delle sponsorizzazioni: "Dopo tantissimi anni di sponsor doppio, abbiamo optato per un unico marchio sul davanti, sposandoci con un armatore che partendo da Napoli ha conquistato il mondo. Sulla manica abbiamo un marketplace che vende pure i nostri prodotti. Nel retro c’è una blockchain sudcoreana che all’inizio era stata attratta dalla presenza di Kim e poi è rimasta per la bontà del nostro progetto. Questo tipo di approccio fa sì che si possano fare attivazioni con lo stesso partner su territori diversi. Coca Cola, per esempio, è global partner ma solo per la Georgia è stata creata una bottiglia celebrativa di Kvara. La verità è che non gestiamo soltanto il brand del Napoli ma anche quello di 25 talent”.

L'autoproduzione

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Un altro pilastro del settore commerciale azzurro è l’autoproduzione del materiale. Un ruolo centrale nel settore lo occupa Valentina De Laurentiis, style designer del club azzurro. La gestione interna del merchandising consente inoltre di attuare in libertà una politica di prezzi differenziata che vada incontro a tutte le possibilità economiche dei tifosi: “In poche settimane siamo in grado di mettere sul mercato edizioni speciali, per intercettare le mode del momento. Abbiamo anche la replica della replica, un prodotto di minor qualità ma pur sempre ufficiale. Anche così siamo riusciti a contenere il fenomeno del falso”.

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