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Gregucci: “La stagione del Napoli era buona prima del black out finale”

Gregucci: “La stagione del Napoli era buona prima del black out finale” - immagine 1

L'allenatore ed ex calciatore Angelo Gregucci ha rilasciato alcune dichiarazioni quest'oggi a 1 Station Radio

Tony Sarnataro

L'allenatore ed ex calciatore Angelo Gregucci ha rilasciato alcune dichiarazioni quest'oggi a 1 Station Radio. A seguire le sue principali parole.

Le parole di Gregucci

Gregucci: “La stagione del Napoli era buona prima del black out finale”- immagine 2

"Io mi baso sulle verità oggettive, non sulle previsioni. Se avverrà tutto ciò bisognerà fare i complimenti al Milan. È programmazione, non il titolo perché ne ha tanti già. Con Berlusconi volevano diventare i più titolati al mondo e sono stati allo stesso livello del Real Madrid per anni. Il Milan ha due risultati su tre: evviva la programmazione, la stabilità, complimenti a Maldini e Massara, poi Pioli ed il suo staff. Il Milan costa meno di tante società, ha avuto la barra dritta, ha avuto una visione limpida. C'è ancora speranza per pensare ad un calcio qualitativo, con gente competente. Forse questo ci farà bene, come movimento. Il Milan di Leao, Theo Hernandez, Tomori, è una visione di chi li ha condotti a Milano. L'allenatore è andato verso una visione comprensibile che li ha esaltati, i quali sono stati schierati in campo in maniera organizzata, dove la vittoria di corto muso forse non funziona".

Sul Napoli

"Se Scamacca prende l'eredità di Osimhen, bisogna dargli la possibilità di adattarsi, perché le qualità non si discutono. Spalletti? Non sono concetti che mi riguardano, se uno vuole vivere in un albergo o sul Vesuvio. Io vedo quello che lui porta alla squadra, mi interessa questo. Sono tutte manifestazioni strumentali per me, perché vive lontano dagli affetti o in albergo, è una sua scelta. Stagione sufficiente? Era buona. Poi si è inceppata perché quella squadra aveva i requisiti tecnici per lottare fino in fondo. Il gruppo squadra è composto da ottimi giocatori, ma Napoli è una piazza complicatissima a livello mediatico. Ultimamente ha sempre fatto bene, ciccando solo l'anno scorso, suicidandosi l'ultima domenica con la mancata qualificazione in Champions. Non bisognerebbe mettere in discussione le componenti fondamentali. Sarebbe necessaria più compattezza nei momenti difficili, perché se non avesse perso quelle cinque partite in casa, sarebbe stata lì in vetta con Inter e Milan. L'addio di Insigne è traumatico, Zielinski e Fabian Ruiz sono chiamati a sostenere un'eredità pesante. Mertens a Napoli si chiama Ciro, è faticoso vederlo in giro per il mondo. Stiamo parlando di un senso di appartenenza veramente intenso".