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Ibra: «Giù le mani da Mourinho»

Redazione

Ibra ha conosciuto Mourinho nel 2008 ai tempi dell’Inter, quando il portoghese, sbarcato per la prima volta in Italia, si era subito fatto conoscere dai cronisti nostrani come lo “Special One”

Nessuno tocchi Mourinho. Parola di Zlatan Ibrahimovic. «È lui l’uomo giusto per il Manchester United - ha dichiarato ieri l’attaccante svedese al quotidiano britannico Mirror - Con lui i Red Devils possono vincere la Premier, ma un allenatore non può fare i miracoli se la sua squadra non è all’altezza. Certo, loro sono in crescita, sono sicuro faranno bene. Dopotutto, è il terzo anno per Mou, ormai i giocatori lo conoscono e sanno quello che vuole da loro in campo».

Per il tecnico portoghese non è esattamente un periodo sereno: sabato scorso all’Old Trafford se l’è vista davvero brutta quando lo United è andato sotto di due gol contro il Newcastle di Benitez. Con la panchina che iniziava seriamente a sgretolarsi sotto di lui, nel secondo tempo i suoi sono riusciti in una rimonta che ha dell’incredibile, salvando gara e allenatore. «Abbiamo vinto un match che meritavamo di vincere, che i tifosi meritavano di vincere» ha commentato José, scatenando le ire dei suoi detrattori, che da sempre lo accusano di eccessiva arroganza. «Non è arroganza, solo gli ignoranti la chiamano così. Si chiama sicurezza - è stato il commento di Ibra - Lo dicono da sempre anche a me ma si sbagliano, quelli come me e Mourinho sono sicuri di se stessi, semplicemente perchè sappiamo chi siamo davvero».

Attualmente ai Los Angeles Galaxy, nella sua carriera in giro per il mondo, Ibra ha conosciuto Mourinho nel 2008 ai tempi dell’Inter, quando il portoghese, sbarcato per la prima volta in Italia, si era subito fatto conoscere dai cronisti nostrani come lo “Special One”. «So di essere un grande allenatore - aveva esordito durante la sua prima conferenza stampa in un sorprendente italiano - Sono un allenatore differente che pensa in modo differente: i risultati sportivi sono la conseguenza logica di chi lavora bene». E per Zlatan lui è davvero Special One: «È un vincente, ha la mentalità vincente e tutto ciò che fa lo fa per vincere. Ricordo la prima volta che arrivò all’Inter, subito motivò i giocatori a dare il 200%, non per la squadra o per il club, ma solo per lui».

CDS