De Giovanni ha saputo tramutare in letteratura l’incredibile passione di Napoli per il Napoli. Oggi è uno scrittore affermato, capace di vendere milioni di copie e i suoi libri sono tradotti in svariate lingue. Il suo «Purgatorio dell’Angelo», ultimo giallo del filone del commissario Ricciardi, è ai primi posti nelle classifiche. Tutto questo successo non gli ha fatto perdere l’animo del tifoso innamorato perdutamente dei propri colori.
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De Giovanni su Gazzetta: «Vi spiego Reina e l’innominabile. Fossi allo stadio lo fischierei!»
De Giovanni ha saputo tramutare in letteratura l’incredibile passione di Napoli per il Napoli. Oggi è uno scrittore affermato, capace di vendere milioni di copie e i suoi libri sono tradotti in svariate lingue. Il suo «Purgatorio...
Maurizio De Giovanni, domani sarà allo stadio?«No. Preferisco vedere la partita a casa, in tv, perché i miei figli non hanno interesse a denunciarmi».
Spieghi meglio.«Quando vedo la partita entro in trance. E a volte posso avere comportamenti penalmente rilevanti».
Dunque sarebbe fra quelli che fischierebbe sonoramente Gonzalo Higuain.«Tolga senza problemi il condizionale».
Ma non sarebbe meglio l’indifferenza?«Sentimento nobile. Ma allo stadio non lo trovi, il popolo esprime sentimenti grossolani e se ti senti tradito reagisci. E lui ha tradito».
Non nomina mai l’argentino. Lo ha fatto nei suoi libri con Maradona.«Per motivi diametralmente opposti. “Iss” è qualcosa di religioso, miracoloso che ha cambiato la nostra vita di napoletani. Non c’è bisogno di nominarlo, è unico. Quello invece “saltava” con noi fino al mese prima nel classico coro anti juventino. Ha rinunciato alla fantasia di un popolo che lo aveva “eletto” per conquistare un sogno, ed è andato proprio in quella squadra. Per questo non lo nomino. La mia passione come quella di migliaia di napoletani è stata tradita. E se togliamo l’emotività, il calcio diventa solo business e perde la gioia. Che si ritrovi nel Milan in Europa League è la giusta nemesi. Giusto fischiarlo».
Cosa che non accadrà con Pepe Reina.«Curiosamente la storia del centravanti e del portiere spagnolo sembrano simili. In quanto entrambi avevano rotto col presidente. Ma Pepe è dovuto andare via, perché comunque De Laurentiis non ha voluto rinnovargli in contratto. Lui ha mostrato di capire l’identificazione fra città e squadra ed è sempre stato un alfiere del gruppo. Ecco perché la gente lo ama e domani lo applaudirà».
E se Reina giocasse e sfoderasse una parata decisiva?«Tirerei gli stessi improperi dell’aprile scorso, quando Donnarumma all’ultimo minuto sfoderò una parata incredibile su Milik a San Siro. E quella vittoria poteva valere lo scudetto. Pepe è un napoletano acquisito e merita il massimo rispetto. Ma prima viene sempre il nostro amore: la squadra azzurra». Gazzetta.
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