“Si yo fuera Maradona viviría como él / si yo fuera Maradona frente a cualquier portería / si yo fue

“Si yo fuera Maradona viviría como él / si yo fuera Maradona frente a cualquier portería / si yo fuera Maradona nunca m’equivocaría / si yo fuera Maradona perdido en cualquier lugar". Questo è l'incipit di "La vida tombola", il brano che Manu Chao ha scritto e interpretato per Diego Armando Maradona.

Vi sfido: chi di voi non si è mai esaltato ascoltando questa canzone? C'è dentro tutto l'orgoglio, la dignità e la forza di Diego Maradona. Essere Maradona vuol dire essere governato da una stella nera: l'anatema del numero 10. Genio e sregolatezza? Di più. Dio e la sua ritrosia. Per questo chi vi scrive è felice quando pensa a Maradona, quando rievoca i prodigi, l'esattezza dei gesti, la precisione dei movimenti. E' invece, meno persuaso quando Maradona diventa una macchina per far soldi. Diego è un business e siamo certi che sono tante le persone (a lui più o meno fedeli) che prendono una fetta della torta. Non vogliamo fare la morale, ma quale che sia la verità sul compenso per l'evento del 4 luglio... è venuto il voltastomaco ai tifosi quando hanno sentito parlare di "cachet". La cittadinanza onoraria è un pubblico encomio e al di là degli sponsor, e della legittima gestione della propria immagine, vien da chiedersi a questo punto: era proprio necessario questo ulteriore teatrino? Proviamo a riascoltare le parole di Manu Chao: "Se io fossi Maradona, sarei perso in qualunque luogo". E' questa la retrospettiva di un dio pagano che non è onnipresente, ma onni-perduto.

Maradona stia bene nel mito... in quell'olimpo che separa i comuni dai prescelti. Ma quando diventa umano... troppo umano... ecco che si perde qualcosa. Svanisce la magia, resta il vuoto di una piazza il giorno dopo, la scena di un amore vilipeso.

La cittadinanza onoraria lascia il tempo che trova, Maradona è Napoli. REDAZIONE - .