Esempio lampante di vero professionista: serietà, impegno, umiltà, affidabilità, abnegazione e leadership, tutte caratteristiche presenti nella stessa persona che corrisponde al nome di Christian Maggio. Dieci stagioni al Napoli, dal 2008 al 2018, in cui ha dato tutto alla squadra, alla città che lo ha “adottato”, alla tifoseria azzurra. Ha dato tutto fino all’ultimo minuto, fino all’ultima panchina: solo al termine della gara con il Crotone ha mostrato qualche segno di insofferenza perché era la gara del suo addio al Napoli e si aspettava di giocare almeno un minuto per salutare il pubblico con il gesto che più di tutti lo ha contraddistinto nella sua carriera, l’inchino. Sarri, però, non gli ha concesso la dovuta passerella e il suo volto amareggiato ha fatto male all’intero popolo napoletano.
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FOCUS – Maggio, l’esempio per tutti e la grande amarezza: Napoli si inchina a Christian
Amici di CalcioNapoli1926.it vi proporremo quotidianamente i numeri stagionali di ogni calciatore con un focus dedicato. Oggi è il turno di Maggio.
Arrivato al Napoli dalla Sampdoria nel giugno del 2008 per circa 8 milioni di euro, seppe imporsi subito nelle gerarchie di Edy Reja che fece delle sue cavalcate sulla destra e delle sue qualità di inserimento e colpo di testa le armi in più del Napoli. Pochi mesi con Donadoni e poi l’esperienza quadriennale con Mazzarri in cui è esploso definitivamente come uno degli uomini più importanti di quel Napoli, realizzando 16 delle 23 reti totali. Nei dieci anni napoletani ha collezionato 247 presenze tra Serie A e competizioni europee e solo con Rafa Benitez (dal secondo anno) e il conseguente cambio di modulo è iniziata a calare la sua presenza in campo. In azzurro ha vinto tutti i trofei dell’era De Laurentiis, le due Coppa Italia e la Supercoppa Italiana.
Con Sarri è diventato il calciatore gregario, colui su cui fare affidamento nei momenti di difficoltà e Maggio ha saputo accettare di buon grado anche questo ruolo “marginale”, per il bene della squadra e per l’amore verso la maglia azzurra. Nell’ultima stagione è stato utilizzato di più, complice anche l’infortunio di Ghoulam che ha reso Maggio la prima alternativa ai terzini titolari. Le sue qualità sono cambiate nel corso degli anni: è passato da centrocampista di fascia, più offensivo, a terzino “bloccato” ed è stato meno presente in zona offensiva.
I numeri stagionali evidenziano esattamente questo:
Fase difensiva:
- Ha completato 33 contrasti su 53 (il 62%)
- Ha bloccato 39 azioni avversarie (passaggi, cross, tiri e ripartenze)
- Ha commesso 11 falli e subiti 17
- Ha vinto 30 duelli aerei su 48 (il 62,5%)
Fase offensiva:
- 492 passaggi completati (corti e lunghi)
- 0 assist
- 0 gol
Numeri perlopiù difensivi che, però, denotano una ridimensione consapevole dello storico numero 11 partenopeo. Si è adattato ai diversi allenatori e moduli nel corso del decennio azzurro ma non è mai cambiato il suo modo di approcciarsi alle gare e ai tifosi, sempre pronto, attento e corretto verso tutti, altro motivo per cui è diventato un beniamino del pubblico. Il 5 novembre 2015 è arrivato l’ultimo gol al San Paolo, l’ultimo inchino verso i tifosi, che magari avrebbero voluto rivederlo anche nella partita con il Crotone ma purtroppo non è stato possibile.
E allora poco cambia perché questa volta, per questo addio, l’inchino lo fa tutta Napoli verso Christian Maggio.
Focus di Salvatore Amoroso
Redazione
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