Ferretto Ferretti, preparatore atletico del Napoli ai tempi di Novellino, ha rilasciato un'intervista a Il Mattino sui frequenti infortuni fisici dei calciatori:
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Ferretti a Il Mattino: “Troppe gare rendono fragili gli arti dei calciatori”
Ferretti a Il Mattino: "Troppe gare rendono fragili gli arti dei calciatori"
«E' come chiedersi perche' un tipo si becca il raffreddore e l’altro no. Lo prende per via di un colpo di freddo, perche' e' andato in giro con i capelli bagnati o ancora perche' e' stato contagiato da altri. Un calciatore va ko rispetto ad altri perche' il suo ginocchio risulta essere maggiormente sottoposto a stress e fatica».
Non c’entra la questione dei campi di allenamento? «Anni fa circolava una storiella del genere a proposito dei calciatori della Juventus, afflitti di continuo da questo tipo di patologie ma e' stato dimostrato il contrario. Allenarsi su un campo troppo duro o troppo morbido non puo' essere la causa principale».
Veniamo al sodo: rischiano di più quelli che giocano tante partite? «Questa puo' essere una concausa da non sottovalutare ma non la causa principale. Giocare ogni tre giorni sottopone le articolazioni dei calciatori a fatiche e movimenti che sono raddoppiati e triplicati rispetto a quelli che invece vanno in campo una volta ogni sette giorni».
La questione non sta nella frequenza delle partite ma nel modo in cui vengono preparate, giusto? «Esatto, andrebbe valutato il lavoro preventivo che il giocatore svolge durante i mesi di lavoro. Se giochi solo di domenica, hai a disposizione una settimana per intensificare gli allenamenti, preparare il match, dedicarsi a lavori specifici come la forza e il tono muscolare e sicuramente si e' meno esposti a incidenti del genere».
Quelli del Napoli, allora, sono sempre ad alto rischio? «Come quelli della Roma che, se non sbaglio, ha contato dodici giocatori operati ai legamenti negli ultimi due anni. E' la mancanza di allenamenti particolari che incoraggia la fragilita' degli arti anziche' fortificarli».
Ci sara' pure un modo per evitare questo tipo di contrattempi. «Meno stress fisico aiuterebbe ma non rappresenta la medicina in assoluto. Chi conosce bene i calciatori, ovvero l’allenatore, deve saper gestire partite, allenamenti, preparazione, turnover ma non potra' mai prevedere la casualita'».
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