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Feltri: “Orsato? Il linciaggio degli arbitri è una abitudine consolidata. Non c’è stata malafede”

Feltri: “Orsato? Il linciaggio degli arbitri è una abitudine consolidata. Non c’è stata malafede”

Nel suo editoriale per Tuttosport, Vittorio Feltri, ha rilasciato alcune dichiarazioni su Orsato

Redazione

Nel suo editoriale per Tuttosport, Vittorio Feltri, ha difeso l'operato dell'arbitro Orsato nel match tra Inter e Juventus.

"Il linciaggio degli arbitri è una abitudine consolidata. Dopo ogni partita c’è qualcuno che, avendola persa, ha da recriminare. Se concedono generosamente un rigore alla tua squadra non ci vedi nulla di male, se invece te lo danno contro apriti cielo, ti esce dalla bocca o dalla penna una scarica di insulti. Ricordo un episodio riguardante, mezzo secolo fa, la mia amata Atalanta. La quale subì un penalty del tutto meritato e dal pubblico si levò un grido che fece ridere migliaia di persone in tribuna: arbitro fascista! Folclore. Ieri la maggioranza dei giornali e dei tifosi interisti ha ricoperto di insolenze Daniele Orsato, accusato di indossare, sotto l’orribile maglia verde di direttore di gara, quella bianconera avendo agevolato due volte i campioni d’Italia. La prima espellendo Vecino per un fallaccio su Mandzukic; la seconda perdonando Pjanic autore di una entrata assassina su Rafinha, indubbiamente meritevole di sanzione. I fatti riassunti dimostrano che chi ha in mano le sorti del match è un uomo e pertanto sbaglia, come accade a qualsiasi essere vivente. Ma da qui a considerarlo in malafede ce ne corre. Si dà il caso che Orsato, stando al regolamento, era ed è sempre obbligato a valutare le conseguenze dei falli su chi li ha subiti. Lo fa a sua discrezione in base a ciò che ha visto o verificato dalle immagini Var. Cosicché egli ha constatato che l’entrata di Vecino è stata micidiale e ha deciso di mandare negli spogliatoi il reo. Mentre lo scontro di Pjanic con il nerazzurro, pur essendo stato violento, non ha prodotto guai seri. Così si spiega la diversa valutazione che, per altro, non è avvenuta dopo un lungo dibattito, bensì all’istante. Per cui non è lecito attaccare l’arbitro quasi fosse un farabutto. Bisogna tenere conto della complessità del calcio e della rapidità delle azioni. Non è facile essere equanimi per coloro che sono chiamati a punire le scorrettezze in modo perfetto. Sul terreno di gioco sono impegnati a scontrarsi 22 atleti ciascuno dei quali per 90 minuti cerca di imbrogliare l’arbitro e spesso ci riesce. Il resto è chiacchiera da bar che è il sale del pallone e non lo rende banale".