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De Laurentiis: “No alla Superlega élite, ad Agnelli dissi una cosa. Dazn? Qualità scadente!”

De Laurentiis
Le parole del presidente del Napoli

Giovanni Montuori

Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha parlato ai microfoni di Radio24 a "Tutti convocati" toccando vari temi legati al calcio.

De Laurentiis sul calcio e l'innovazione

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Le parole di De Laurentiis: "Mi fa ridere quando mi danno del visionario. Siamo sempre schiavi del vecchio, se non fai l'imprenditore, ma il prenditore cerchi sempre le soluzioni del passato, non il futuro. Siamo tutti responsabili dell'allontanamento delle giovani generazioni dal calcio, il calcio non si è rinnovato, è vecchio. Io sono stato tra i primi a spingere per il Var. Ma chi se ne importa di viaggiare per la Conference o l’EuropaLeague? Ma nessuno ne vuole parlare. Questo calcio non funziona ed è morto. Chi lo gestisce non ha interesse a farlo lievitare".

Le altre parole di De Laurentiis riportate da Tuttomercatoweb: "Giochiamo troppo, roviniamo troppo i nostri giocatori e li sottoponiamo a rischi particolari che poi in caso di gravi infortuni possono trasformarsi in pesanti minusvalenze. Qui non si fa mai luce su ciò che è la logica dell'economia: a me sta benissimo il merito e lo spirito della sportività, ci mancherebbe altro, perché è ciò che accomuna la passione per lo sport. Però poi dopo bisogna combinare i fattori della produzione con le esigenze di un mercato che è sempre più esigente. Ma se i proventi per investire sempre di più questo calcio è morto, non funziona. E se chi non riesce a farlo lievitare perché è lì?".

Su Dazn:"Vedo che a Radio24 state parlando sempre più spesso di noi, è bellissimo. Pardo (conduttore di 'Tutti convocati' e telecronista Dazn, ndr) è nemico della qualità perché lavora per l'emittente che manda in onda sempre in ritardo e con una qualità scadente le partite. Io qui volevo inventarmi Radio Napoli e qualche estate l'abbiamo fatto. Si facevano delle incursioni nel mondo calcistico che ogni tanto perde colpi perché c'è un gioco al massacro, come se ci fosse un certo masochismo. Il calcio è seguito da 28 milioni di tifosi in Italia, immaginate quindi nel mondo. Gli Stati Uniti sono un paese giovane e vanno sempre un passo avanti. Mi fa molto ridere quando mi danno del visionario. Ma poi vedo che tutti gli altri continuano a vivere meschinamente una condizione schiava del passato, fatta di Federcalcio, Leghe, UEFA e compagnia bella. Mi ha colpito un'intervista di una giovanissima signora che ha una squadra minore, l'Entella, che ha espresso un concetto molto chiaro: è possibile che tutto quello che è imprenditorialità sia nelle mani di menti che non hanno cultura dell'impresa, ma sono ex calciatori, ex procuratori? Fare l'imprenditore è un'altra cosa. Siamo sempre schiavi del vecchio perché è facile da cavalcare, se fai il prenditore e non l'imprenditore si cerca sempre il vecchio, si parla del passato e non del futuro. Noi siamo tutti responsabili dell'allontanamento delle giovani generazioni. Il gioco del calcio non si è mai rinnovato, è estremamente vecchio. Poi capita il Covid e ci si inventano le interruzioni ogni dieci minuti perché si gioca in estate. Io ho sempre sostenuto il VAR per primo e infatti in Italia sta funzionando. In Italia non si fa tesoro delle esperienze del mondo. Se l'NBA e il Football Americano fanno 10 miliardi di incasso all'anno una ragione ci sarà”.

Sulla Superlega: "Assolutamente no. Io ad Agnelli dissi giammai... Lui voleva farla per una élite. Oggi è sbagliato continuare a fare le competizioni europee, è sbagliato che la UEFA incassi 800 milioni che non si sa che fine fanno. Facciamo un campionato europeo e mettiamo 10 miliardi sul tavolo dove le prime sei di un campionato importante o la prima di un campionato minore deve giocare contro tutti, partite secche. Ma questi signori non sanno che sulle piattaforme il tifoso virtuale vuole vedere un calcio interessante?".

Ma l'idea di costruire un campionato europeo con criteri meritocratici le piace? "Assolutamente. Noi dobbiamo prendere atto del fatto che nel 1986 c'erano 16 squadre in Serie A e oggi siamo 20. E di certe partite, se andiamo a vedere lo share televisivo, non interessa a nessuno. Non a caso in Inghilterra alcune gare non vengono trasmesse. Io già due anni e mezzo fa dissi che dovevamo essere direttamente coinvolti coi nostri tifosi virtuali. Allo stadio siamo noi a vendere i biglietti e perché non dobbiamo vendere noi i biglietti virtuali usando tutte le piattaforme esistenti riconoscendo loro una piccola parte del tagliando?".

Cosa pensa del bando per i diritti tv? "Non deve esserci alcuna legge che mi limita nella vendita dei diritti tv. La Melandri ha distrutto prima il cinema con una legge e poi il calcio... mi spiega perché il calcio devono fare cose di cui non hanno coscienza e conoscenza?".