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David Ospina in azzurro: (finalmente) la giusta decisione. Perché il colombiano è la miglior opzione per il Napoli

David Ospina in azzurro: (finalmente) la giusta decisione. Perché il colombiano è la miglior opzione per il Napoli

David Ospina è pronto a vestire la maglia del Napoli: oggi sarà a Roma per le visite mediche

Redazione

Guillermo Ochoa, Kevin Trapp, Ciprian Tătărușanu, David Ospina: dopo una lunga, lunghissima, rodata di sondaggi, il Napoli ha scelto il colombiano come portiere da affiancare ad Alex Meret e Orestis Karnezis. Necessità di mercato, quella di tesserare un altro estremo difensore, sorta a causa dell'infortunio a Dimaro del giovane ex Udinese. Da quel momento, dall'11 luglio, è stato un susseguirsi di nomi e fantomatiche trattative, prima di ridurre la scelta ai quattro sopracitati.

In realtà, fino praticamente a qualche ora fa, il favorito a tutti gli effetti sembrava essere il messicano, Memo Ochoa, al quale il Napoli è stato realmente vicinissimo, ma si è dovuto scontrare con le inamovibili richieste e pretese dello Standard Liegi, che non avrebbe mai ceduto troppo facilmente il suo vero top player. Un peccato, indubbiamente, che l'affare non abbia potuto realizzarsi, poiché il nazionale messicano sarebbe arrivato in azzurro con le migliori prospettive: quella del Napoli, infatti, a livello di club avrebbe rappresentato la sua più grande chance, arrivata anche troppo tardi rispetto al talento di Ochoa: 33 anni non sono pochi.

Tuttavia il club azzurro ha sempre chiarito la sua posizione: un affare solo in prestito con diritto di riscatto, poiché la presenza di un terzo portiere di livello è stata motivata solo dall'urgenza di tappare il buco dell'assenza momentanea di Alex Meret, al quale spetterà il trono della difesa.

Non è facile, dettate queste condizioni, arrivare a un portiere di caratura internazionale. Sembrava che per il Napoli l'unica opzione era accettare di scendere a compromessi per Ochoa, e invece...

Invece arriverà il colombiano David Ospina (questa mattina a Roma per le visite mediche, ndr) e miglior situazione probabilmente non poteva capitare. Questo perché non tutti i mali vengono per nuocere, si sa...

Rispetto all'apprezzatissimo Ochoa, ad esempio, l'ex Atlético Nacional è innanzitutto più giovane (29 anni, ndr) ed ha alle spalle un'esperienza e una carriera di un gradino superiore: indossa dal 2014 la casacca dell'Arsenal e ha meritato indiscutibilmente di farlo. Basti pensare, a riprova delle sue ottime prestazioni, che nel 2015 grazie alle performance con i Gunners è stato inserito nel gruppo dei migliori 60 calciatori in lizza per il Pallone d'Oro. A suo modo un riconoscimento. E non l'unico.

A 17 anni, infatti, debutta con la maglia del Nacional e a 19, da bicampeón in Colombia, è già indicato come figura tra le principali dei successi del suo club. Per apportare un ulteriore esempio, si può ricordare poi che il calciatore di Medellín ha conseguito il 91,7% di vittorie in Premier League in una stagione: nessun altro calciatore nella storia del campionato inglese ha fatto meglio.

Insomma, al colombiano non manca la stoffa.

Per definirlo tecnicamente bastano le parole di Frederic Antonetti, direttore sportivo che nel 2008 lo portò in Europa, al Nizza: "David ha tutto per essere uno dei migliori. E' bravo nelle uscite alte ma anche in quelle rasoterra. Ha ottimi movimenti. In realtà, proprio quel qualcosa in più per essere un campione. Hugo Lloris è stato un portiere di livello internazionale, e così è Ospina".

Col senno di poi, la miglior opzione possibile che potesse sorgere per il Napoli: oggi il colombiano all'Arsenal è chiuso dal più giovane Bernd Leno, ma ha ancora tutta l'età, l'ambizione e il talento per volersi affermare in un'altra piazza e difenderne degnamente i pali.

Non è un calciatore da 'pensione' anticipata nel Belpaese né un estremo difensore incerto e di medio livello.

David Ospina è uno dei meritati pilastri della sua Nazionale, si è sempre distinto nei club di cui ha vestito la camiseta e indiscutibilmente arriverà al Napoli per ribadirsi ancora.

di Sabrina Uccello

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