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Dalla Fiorentina alla Fiorentina: l’albergo non ha fatto sconti, serve stringere la cinghia e ripartire

Dalla Fiorentina alla Fiorentina: l’albergo non ha fatto sconti, serve stringere la cinghia e ripartire

Dalla Fiorentina alla Fiorentina: l’albergo non ha fatto sconti, serve stringere la cinghia e ripartire

Redazione

29 aprile 2018, il sogno del Napoli di Maurizio Sarri si ferma a Firenze, allo stadio Artemio Franchi. Fiorentina batte Napoli 3-0, tris di Simeone che si porta il pallone a casa e lascia le lacrime ai napoletani, in campo, sugli spalti e a casa. Intanto la sera prima la Juventus vinceva, in rimonta, contro l’Inter a San Siro e “ammazzava” mentalmente i calciatori del Napoli prima della delicata partita contro i viola.

Pronti, via: Koulibaly si fa espellere per fallo da ultimo uomo su Simeone lanciato a rete. Napoli in 10 uomini dopo 6 minuti. Sarri corre ai ripari, forse anche sbagliando e inserisce Lorenzo Tonelli al posto di Jorginho, garantendo solidità in difesa ma eliminando il fulcro del gioco napoletano. Da qui in poi è solo Fiorentina: al 37’ Simeone sigla la rete del vantaggio dopo un coast to coast con lo stesso Tonelli, battendo Reina con un bel sinistro che finisce tra le gambe del portiere. Il Napoli è ormai perso in campo, non ci sono più equilibri, non esistono geometrie, pochissime occasioni pericolose e morale sotto i tacchi. Nella ripresa è ancora Simeone a trafiggere il Napoli, per due volte, per il 3-0 finale. Tutto opaco nel Napoli, tutto distrutto, tranne la forza di volontà del mastino di centrocampo, quell’Allan che non ha mai pensato fosse finita, fino al triplice fischio. Ha continuato a correre e strappare palloni a tutti, con la forza della disperazione di chi non ha intenzione di lasciarsi sfuggire un sogno che sembrava inarrivabile ma che era ancora possibile, con la forza d’animo che avrebbe messo qualsiasi tifoso del Napoli si sarebbe trovato sul terreno di gioco in quel momento. Lui, come nessun’altro, ci ha provato fino all’ultimo istante ma poi il triplice fischio è arrivato, insieme alla consapevolezza che non ci sarebbe stato più nulla da fare e allora la collera prende il sopravvento, le lacrime non si possono più trattenere e Allan diventa un fiume in piena.

Ma perché tanto sbigottimento? C’erano ancora 12 punti a disposizione e la Juventus era “solo” a +4. La spiegazione arriva dallo stesso Maurizio Sarri, la settimana successiva, dopo il pareggio interno con il Torino (2-2): Noi abbiamo giocato contro la Fiorentina con la morte nel cuore, il contraccolpo c’è stato, direi che lo scudetto l’abbiamo perso in albergo a Firenze.

Il Napoli, dopo il 2-3 di Higuain al Meazza contro i nerazzurri, aveva alzato bandiera bianca, aveva gettato la spugna. Le lacrime di Allan erano il punto esclamativo nell’animo dello spogliatoio azzurro. Il campionato finisce, la Juventus è Campione d’Italia, Napoli secondo, Sarri va via e con sé porta le speranze di tutti i tifosi del Napoli che avevano fatto del Sarrismo (appena accettato come neologismo della lingua italiana) la loro filosofia: il lavoro estremo degli operai a contrastare l’élite dei padroni.

Sarri dice addio, chi può cogliere la sua eredità e far tornare grande il Napoli? Non ci sono idee ma poi la dirigenza azzurra mette a segno il colpo dell’estate, arriva Carlo Ancelotti, l’allenatore più vincente d’Europa. Sir Carlo porta in dote un curriculum straordinario, le sue vittorie permettono di riaccendere il sogno in tutte le persone affezionate al Napoli.

A fine estate non ci sono super colpi di mercato, non ci sono top player, non c’è il Cavani di turno ma Ancelotti si dice soddisfatto della rosa a disposizione ed è pronto a dare il via al campionato. L’inizio è complicato: arrivano due vittorie ma a fatica, in rimonta. Non sembra più il Napoli di prima, la squadra ha perso qualcosa, manca in qualcosa, nella fase difensiva soprattutto. Alla terza gara arriva anche la prima sconfitta stagionale, contro la Sampdoria di Giampaolo e Quagliarella che con i loro colpi (di tattica e di tacco) stendono sul Napoli un velo di pessimismo. Anche in questo caso, l’unico calciatore a dare tutto e a correre fino all’ultimo è Allan Marques Loureiro, mai domo, mai stanco. Il Napoli è già ampiamente criticato, deve riprendersi e il destino, beffardo com’è, gli mette contro, nella gara della possibile rinascita, la stessa Fiorentina con cui si era spento il sogno. Allan lasciava il campo in lacrime il 29 aprile, ora avrà i denti stretti e ben tesi, pronto a prendersi la rivincita per dimenticare quella notte in albergo e il conto salato del mattino dopo.

Salvatore Amoroso

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