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L’azienda calcio ai tempi del Covid: anche i ricchi piangono… tutti i numeri del tracollo!

L’azienda calcio ai tempi del Covid: anche i ricchi piangono… tutti i numeri del tracollo!

Bilanci da horror, numeri in rosso sangue: l’azienda calcio è al tracollo. Questo è l’effetto di quasi un anno di Covid-19 che inevitabilmente sta avendo importanti ripercussioni anche nel mondo dello sport. Stadi chiusi e sponsor che...

Gerardo Di Lorenzo

Bilanci da horror, numeri in rosso sangue: l’azienda calcio è al tracollo. Questo è l’effetto di quasi un anno di Covid-19 che inevitabilmente sta avendo importanti ripercussioni anche nel mondo dello sport. Stadi chiusi e sponsor che faticano ad onorare impegni o che addirittura producono contrazioni agli introiti delle squadre, stanno creando una crisi senza precedenti dalla quale diventa davvero difficile uscirne e soprattutto in tempi brevi. Le società arrancano, ritardano i pagamenti, restano dietro con gli stipendi e come se avessero un male incurabile, ogni giorno la situazione non fa altro che peggiorare.

La seconda ondata della pandemia ha dato il colpo di grazia (senza considerare che gli scienziati hanno già previsto la terza) e le ripercussioni le subiscono anche colossi inglesi come ad esempio Arsenal e Tottenham che secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, si sono viste costrette a chiedere prestiti agevolati alla Banca centrale inglese per superare la crisi di liquidità.

In Italia l’incidenza più elevata nel bilancio di ogni società è il costo del lavoro; difatti le società calcistiche, per pagare gli stipendi spendono circa il 65% dei fatturati, considerando altresì il cuneo fiscale e previdenziale da versare nelle casse dello Stato. Nell’attesa di nuovi capitali che porterà la cordata di fondi Cvc-Advent-Fsi per i prossimi dieci anni in cui deterrà il 10% dei diritti televisivi, la Lega serie A sta approntando un documento che nelle prossime settimane approderà al Governo al fine di programmare un intervento forte.

Il Covid piega anche il mondo del calcio: chi l'avrebbe mai detto?

 BOLOGNA, ITALY - OCTOBER 29: Medical staff work in the Covid-19 intensive care unit at the Maggiore Hospital that was built specifically for the pandemic, on October 29, 2020 in Bologna, Italy. Admissions have increased in recent weeks due to the increase in the number of coronavirus infections. As Covid-19 contagions rise in Italy and the Government impose a new "light" lockdown, the National Health System is concerned about ICUs already collapsing and may not handle so many requests. (Photo by Michele Lapini/Getty Images)

L’obiettivo che si intende raggiungere è il rinvio del pagamento di una parte degli stipendi, delle imposte e dei contributi previdenziali in sospeso, la cui scadenza era già stata fissata al 16 febbraio 2021. Questa ancora ipotetica richiesta incontrerebbe due differenti difficoltà: la prima riguarda una forte riduzione delle entrate nelle casse statali, la qual cosa, creerebbe ulteriori problematiche; mentre la secondo sta in una potenziale discriminazione nei riguardi una grande fetta di calciatori.

Per farla breve, un top player non avrebbe troppi problemi nel vedersi spostare una porzione del suo stipendio di sei milioni netti l’anno, mentre un calciatore economicamente più debole rischierebbe di subire un grosso danno. Sarebbe opportuno quindi che tutte le Leghe e le Federazioni lavorassero insieme e trovassero una posizione comune. Da non sottovalutare c’è la posizione del sindacato che si dichiara d’accordo sulla richiesta di spostare i pagamenti delle imposte e dei contributi, ma non intende procrastinare oltremodo quello di parte degli stipendi. Una situazione complessa dunque, che in realtà discerne dall’aumento strutturale dei costi diventati insostenibili. Il Covid-19 è la goccia, pesante, che ha fatto cadere un vaso già troppo colmo.