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Chiariello: Milik e Ghoulam: sfortuna o altro?

Chiariello: Milik e Ghoulam: sfortuna o altro?

Milik e Ghoulam: solo sfortuna? Il calcio è troppo spesso inflazionato da parole quali “fortuna”, “sfortuna”, “scaramanzia”. Si tende, in virtù di simili credenze, a non considerare nel dettaglio la lettura di episodi e...

Redazione

Milik e Ghoulam: solo sfortuna?

Il calcio è troppo spesso inflazionato da parole quali “fortuna”, “sfortuna”, “scaramanzia”.

Si tende, in virtù di simili credenze, a non considerare nel dettaglio la lettura di episodi e situazioni sulla base di aspetti concreti come quelli tecnici, tattici, fisici e psicologici.

La sfortuna, nel caso di Milik e Ghoulam, potrebbe c’entrar poco o nulla.

Gli infortuni, non determinati da contrasti di gioco, sono spesso causati da scelte di allenamento e da attività che non sono in linea con la biologia umana.

L’infortunio è un segnale d’allarme.

Se si verifica ancora vuol dire che nulla di diverso e di adeguato potrebbe essere stato apportato nella scelta dei contenuti e dei mezzi di allenamento.

Milik e Ghoulam presentano evidentemente delle caratteristiche morfofunzionali ben diverse dagli altri, dallo stesso Callejon ad esempio: lo spagnolo magari necessita di tempi di recupero più brevi rispetto ai colleghi.

Un iper-impiego e tempi di recupero sempre più ridotti sui primi avrebbero effetti maggiormente devastanti rispetto alle conseguenze che potrebbero avere su Callejon.

È per questo che nell’ambito della preparazione atletica risulta importante l’individualizzazione dell’allenamento.

Andrebbero considerati ruoli, caratteristiche fisiologiche e funzionali dei singoli giocatori, per determinare contenuti e mezzi di allenamento.

Di norma un giocatore percorre in partita 7-13 km.

A ciò va aggiunto che il Napoli, giocando anche tre partite a settimana, espone chiaramente i calciatori, come tutte le società di vertice, a percorrere 21-36 km a settimana, più tutti quelli percorsi in allenamento, andando ben oltre i limiti consentiti dalla biologia umana.

La minuziosa analisi dei dati consente all’allenatore di avere un chiaro riferimento riguardo i modelli prestativi dei singoli calciatori e della squadra, con lo scopo di adattare i programmi di allenamento, la scelta dei mezzi e dei lavori allenanti (un grande aiuto è fornito dalla match analysis quantitativa).

Il vero problema, però, non è soltanto questo, ma l’assenza di recupero: oggi i giocatori non hanno tempo per rigenerare mente, muscoli e articolazioni giocando così spesso.

La componente mentale non è da sottovalutare.

Bramwell ha dimostrato, attraverso uno studio, che i livelli di stress percepiti sono intimamente connessi con la frequenza degli infortuni.

I risultati di tale studio connettono i livelli di stress alla probabilità di subire infortuni durante una stagione atletica.

Gli atleti sottoposti ad alti stress subivano infortuni in circa il 70% dei casi, a stress medi nel 50% dei casi e a stress bassi nel 30%.

L’infortunio al crociato

Entriamo nello specifico dell’infortunio al legamento crociato.

I legamenti crociati sono “due corde tese” che hanno la funzione di stabilizzare il ginocchio.

Anche un quadricipite poco potenziato non dà abbastanza stabilità all’articolazione del ginocchio. Sono tante le cause che determinano simili infortuni: è davvero opportuno parlare di sola sfortuna?

Quei legamenti si trovano all’interno del ginocchio interposti tra tibia e femore.

Una lesione legamentosa è sempre dovuta al superamento di una posizione di stabilità, per eccesso non controllato di energia caricata sull’articolazione.

Il Sistema Nervoso Centrale riceve e analizza le informazioni in arrivo dall’ambiente interno ed esterno dell’organismo, quindi elabora le risposte più appropriate: potete ben immaginare la correlazione esistente tra stanchezza mentale e propensione all’infortunio.

I carichi di lavoro dovrebbero essere funzionali al gioco del calcio: non duri e pesanti come in passato, i quali hanno danneggiato muscolature e articolazioni di intere generazioni di talenti.

L’allenamento dovrebbe prevedere lavori ad alta intensità per ripercorrere quanto più possibile i movimenti e le azioni che si verificano in partita.

Per fortuna, Carlo Ancelotti condivide il concetto di “allenamento funzionale”.

“L’allenamento è importante, ma bisogna dosarlo bene. Ci si può allenare duramente, ma poi bisogna dare al corpo la possibilità e il tempo di recuperare. Io non sono un allenatore che uccide i giocatori durante gli allenamenti”, dichiarò il tecnico emiliano ai tempi del Real Madrid.

L’alimentazione

Un altro aspetto fondamentale, che in Italia è abbastanza un tabù, è l’alimentazione in ambito sportivo, non soltanto nel calcio: guai a dichiarare che gli alimenti acidi e gli zuccheri (come la famosa crostata di frutta) indeboliscono i muscoli e alterano i processi di ossigenazione, perché creano nell’intestino una barriera all’assorbimento dei nutrienti buoni ai muscoli, con conseguente possibilità di incorrere in infortuni.

Oltretutto si è dimostrato che la riduzione di cibi acidi, a parità di allenamento, aumenti i livelli di VO2max.

Con “VO2max” (massimo consumo di ossigeno o massima potenza aerobica) si intende la massima quantità di energia derivabile dai processi ossidativi o aerobici nell’unità di tempo (unità di misura: L/min oppure mL/kg/min).

Quanto più questo valore è alto, tanto più l’atleta è resistente. Il livello basale del VO2max è chiaramente influenzato da fattori genetici, ma con allenamenti specifici e una corretta alimentazione il suo livello può essere innalzato.

L’infortunio di Ghoulam

Entriamo nel caso concreto.

Ghoulam, infortunatosi a novembre ed operato per la rottura del legamento crociato, finisce k.o. per frattura della rotula.

Nessuno scontro di gioco!

Ciò dovrebbe far riflettere, soprattutto su quanto illustrerò in seguito.

La procedura chirurgica frequentemente usata è finalizzata alla ricostruzione del legamento leso con un tessuto sostitutivo. Questo può essere un tendine prelevato dallo stesso paziente, parliamo quindi di “innesto” o, più raramente, un tessuto prelevato da un donatore di organi (trapianto).

Nel caso di innesto, il tessuto prelevato può essere la porzione centrale del tendine rotuleo (che connette la rotula con la tibia), i tendini della zampa d’oca (gracile e semitendinosi) oppure la porzione centrale del tendine quadricipite.

La frattura alla rotula potrebbe essere legata all’operazione precedente al crociato.

Come detto in precedenza, nessun contrasto di gioco ha causato la frattura della rotula.

Detta frattura può avvenire anche per trauma indiretto, causato da una imponente contrazione quadricipitale trasmessa al tendine rotuleo, che genera una forza che comprime la rotula contro il femore.

“Milioni di persone hanno visto la caduta della mela, ma Newton è stato colui che ha chiesto ‘perché’...

Fonte Rispetta lo Sport - Il blog di Umberto Chiariello.