Ci vuole un po’ di coraggio per cambiare.
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ANGOLO DEL TIFOSO – Cipolletta: “Il sarrismo ci fa divertire, ma…”
Per l'angolo del tifoso la penna di Cipolletta che dice la sua sul sarrismo
Il Napoli negli anni '60 era una squadra che pur viaggiando nella parte destra della classifica mostrava alternanza tra partite esaltanti e altre non convincenti.
In quell'epoca, e anche in altri periodi successivi, tra gli allenatori che si sono alternati nel Napoli c'è stato anche un certo Bruno Pesaola, detto il Petisso, già noto alla piazza per essere stato un suo giocatore negli anni '50.
Erano anni dove non si giocava a zona ma con marcature ad uomo asfissianti e robuste; in tale scenario il Petisso era solito esaltare le sue caratteristiche di allenatore proteso ad allestire formazioni diverse a seconda delle caratteristiche degli avversari o delle varie circostanze che si presentavano durante una partita.
Pesaola era un allenatore che si distingueva per la sua spiccata bravura a saper leggere le partite dalla panchina, per poi trovare subito le contromisure necessarie a seconda dei casi. Notorie sono alcune sue inusuali mosse, come schierare un centrale di difesa ( stopper o libero) come centravanti , oppure infoltire il centrocampo, o le ali, con difensori puri.
Questa caratteristica testimoniava un principio che all'epoca imperava nella testa di quasi tutti gli allenatori italiani; una squadra non doveva avere un unico modo di giocare, ma diversi moduli a seconda delle circostanze, comunque finalizzati innanzitutto a bloccare le fonti di gioco degli avversari. Era insomma l'espressione più pura del cosiddetto gioco all'italiana, che poi tanti successi ha portato anche a livello mondiale.
Nel tempo le cose sono cambiate, e forse anche in meglio.
Siamo passati per il gioco a zona, il gioco totale, al tiki taka e perfino al più attuale gioco di Sarri che ci vede più da vicino interessati; quest'ultimo,in breve, una sorte di mix tra tutti i più belli moduli di gioco menzionati.
Il "sarrismo" ci ha fatto divertire, ci ha riconciliato con il gioco del calcio ed ha avuto il merito di esaltare le doti di calciatori che non sono campioni assoluti, dando nel contempo lustri a livello europeo alla nostra squadra. Abbiamo insomma vissuto due anni meravigliosi vivendo le gesta di una squadra che ha anche appassionato i tifosi di altre squadre.
Questo esaltante modo di giocare, perché sempre proteso ad avere il comando del gioco, potrà essere produttivo fin quando si verificheranno le seguenti due condizioni: 1) la piena tenuta di forma di tutti i componenti della squadra; 2) le squadre avversarie non riescono a trovare adeguate contromisure.
Dopo due anni di applicazione del suddetto modulo di gioco, e con tante partite da giocare, è facile immaginare che suddette condizioni possano venire meno.
Infatti ! Nelle ultime partite giocate dal Napoli il gioco espresso non è più il solito; le motivazioni sono per l’appunto quelle anzidette.
I preliminari Champions hanno indubbiamente pesato oltre ogni previsione sulla stanchezza di qualche giocatore , i gravi incidenti capitati ad altri hanno poi reso più corta la coperta, ma molto forse dipende anche dal fatto che le squadre avversarie hanno ormai assimilato come giocare contro il Napoli .
Avere un solo modo di giocare, seppure entusiasmante e redditizio, porta però nel tempo a queste conseguenze.
Senza togliere alcunché a Sarri che si è dimostrato essere il vero tesoro del Napoli, altri allenatori di un tempo passato ( vedi per esempio quello già citato), in queste situazioni, sicuramente comincerebbero a mischiare le carte inventandosi moduli alternativi e adatti all’impiego degli altri giocatori che sino ad oggi hanno troppo riposato .
Sino a quando si apriranno le porte del mercato invernale ( speriamo) siffatta soluzione sta ormai diventando un modo necessario per sopperire alla stanchezza e agli infortuni che stanno condizionando la brillantezza del gioco e qualche risultato.
Sarri deve capire che è giunto il momento di rischiare e occorre investire anche sugli altri elementi che ha in organico, anche per farli crescere e capire se possono realmente rappresentare le basi di un prossimo futuro.
Cominci pure, almeno per sopravvenuta necessità, a studiare come mettere in campo la squadra per trovare le contromisure agli avversari, i quali ormai pensano che il Napoli sa giocare in un solo modo, e non sa essere produttivo contro le difese schierate.
È una crescita di tutti, che giustificherebbe anche qualche altra delusione, ma almeno capiremmo su quali giocatori fondare le nostre future speranze e indirizzare gli investimenti da pretendere.
Anche i tifosi sarebbero d’accordo, consapevoli che le circostanze suggeriscono soluzioni coraggiose per superare il momento di stanca.
Mimmo Cipolletta
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