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Anche se passato in sordina, nella gara di ieri abbiamo assistito a una piccola rivoluzione tattica.

Anche se passato in sordina, nella gara di ieri abbiamo assistito a una piccola rivoluzione tattica.

Anche se passato in sordina, nella gara di ieri abbiamo assistito a una piccola rivoluzione tattica. Dobbiamo però partire da una premessa necessaria. A dispetto di quanto ritenuto da tifosi e addetti ai lavori, il Nizza non era il peggior...

Redazione

Anche se passato in sordina, nella gara di ieri abbiamo assistito a una piccola rivoluzione tattica. Dobbiamo però partire da una premessa necessaria.

A dispetto di quanto ritenuto da tifosi e addetti ai lavori, il Nizza non era il peggior avversario possibile per questo Napoli.

I rossoneri, pur avendo giocatori di tutto rispetto, dispongono di un collettivo profondamente diverso rispetto a quello della passata stagione.

La dirigenza nizzarda ha venduto i migliori (l'ultimo a fare le valige è stato Seri) e i ricambi non sembrano all'altezza (del resto, lo ha ammesso lo stesso Favre in conferenza stampa), eccezion fatta per quel Allan Saint-Maximin che ha le stimmate del predestinato.

Manca la controprova, ma l'Hoffenheim sarebbe stato ben altro antagonista per il Napoli. Sarà compito del Liverpool ratificare l'eliminazione dei tedeschi!

Ecco, detto ciò, veniamo adesso ai fatti di ieri sera. Per la prima volta il Napoli è stato in grado di gestire autonomamente il ritmo della gara. La squadra di Sarri era la sola padrona del campo. Il Nizza, paradossalmente, è stato molto più pericoloso all'andata, quando in avanti c'era Plea e non Balotelli. Anche Sneijder è apparso clamorosamente fuori condizione. La controfigura del giocatore che ha conquistato il triplete con l'Inter (gli anni passano per tutti).

Il Napoli però, anche contro avversari tecnicamente inferiori, ha sempre fatto fatica a impostare la velocità del gioco per tutti i 90 minuti.

Difatti, uno dei grossi limiti dell'undici di Sarri è proprio questo: quello di dover tenere alta l'intesità per tutta la durata della gara.

Ieri, invece, la squadra rifiatava e accelerava secondo necessità, gestiva la palla arbitrariamente. Questo "lavoro oscuro" (ma anche di fine pensiero) è da attribuire principalmente al capitano, Marek Hamsik, che specie nel primo tempo (la fase più delicata del confronto) ha agito quasi da metodista, partendo da posizione leggermente più arretrata. Una soluzione tattica che può essere riproposta nel corso della stagione. Se questo assetto dovesse essere confermato nelle prossime uscite, ecco che la squadra andrebbe a correggere una delle annose fragilità che l'hanno genuflessa nel corso delle passate stagioni. Quella della gestione dei tempi di gioco.

Per adesso, dopo tre partite ufficiali, l'esito è estremamente confortante: sette gol fatti e uno incassato (su rigore). REDAZIONE - .