Carlo Ancelotti, tecnico del Napoli, incontra gli studenti della LUISS, università di Roma. Seguite con noi la diretta testuale.
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Ancelotti: "Secondi solo alla Juventus. Nazionale? Ci sono stati contatti, ma…"
Carlo Ancelotti, tecnico del Napoli, parla agli studenti della LUISS
Redazione
Sul ritorno in Italia: "Tornarci per certi versi è stato molto piacevole, perché all'estero ci sono problematiche di varia natura come quello della lingua. E' difficile trasmettere emozioni ai propri calciatori in una lingua diversa e a volte risulta più importante la trasmissione delle emozioni piuttosto che una trasmissione di valori tecnici. L'emozione si può trasmettere solo in questo modo. Siamo avvantaggiati in Italia, si può avere un dialogo molto più diretto. Dall'altra parte però ci sono cose in cui in Italia si è molto più dietro rispetto all'estero, come per gli aspetti ambientali. Il problema razzismo deve essere risolto, sarebbe stupido non farlo".
Sui risultati stagionali: "Se il Napoli tiene il ritmo, a parte la Juventus, non è secondo a nessuno. Siamo al vertice costantemente e sempre in Champions League. Questo è il risultato sportivo. Negli ultimi 12 anni siamo tra le migliori d'Europa. Siamo molto vicini a raggiungere un risultato sportivo importante. E' una società sana che investe in base ai propri ricavi. Ci sono anche delle regole che t'impongono di fare questo. Se ho accettato di allenare il Napoli è perché condivido questo progetto anche a livello tecnico. Si investe su giocatori giovani, quindi credo che siamo vicino ad un risultato importante. Quelli economici già sono stati raggiunti".
Sulle statistiche dei calciatori: "A me non interessa quanto corre un giocatore, ma interessa quanto cammini e sviluppi la velocità di punta più alta rispetto agli altri. Non mi interessa se nel complesso corre di meno. Il dato tecnico correlato con il risultato non dà un'idea reale: se fai pià possesso non è detto che vinci, se fai meno possesso non è detto che perdi. Abbiamo sviluppato una nuova tecnologia che ci dice se un giocatore ha fatto la scelta giusta o sbagliata".
Sulla comunicazione:"Prima c'era un rapporto molto più diretto, anche con la stampa. Oggi è un rapporto molto filtrato. Da parte mia c'è sempre rispetto per le opinioni di tutti, nel calcio non c'è una regola o una verità. Tutti possono parlarne, non c'è una laurea di calcio. Le opinioni vanno accettate, soprattutto in Italia c'è passione e diritto di parola da parte di tutti. Quando fai una conferenza stampa in Italia e dici chi gioca la conferenza è già finita. In Inghilterra non è così, non se ne fregano di chi gioca. Il calcio è cambiato, ed è cambiato anche il linguaggio. Prima c'era lo stopper, oggi c'è il difensore centrale. Prima si usava il contropiede, oggi si dice ripartenza".
Sul figlio:"Ha avuto il culo di lavorare al Bayern Monaco, al PSG, Real Madrid. Dopo Monaco ha fatto il corso di allenatore, è molto bravo".
Sulla Nazionale:"Avevo avuto anche dei contatti con la Nazionale. Parlai con i dirigenti, ma a me piace stare sul campo e allenare".
Sui calciatori che giocano poco: "I calciatori vogliono giocare, chi non gioca maschera la delusione con il fatto di essere in un gruppo. E' quello l'aspetto più difficile da gestire. A questo serve il dialogo, di solito meglio essere diretti e sinceri. Il turnover è un aspetto importante per tenere motivato tutto il gruppo, ma è l'aspetto più complesso. In questo senso la presenza della società è molto importante".
Sul Milan:"Ci sono stato 8 anni, voglio battere questo record con il Napoli".
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