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Sconcerti: “Spalletti si è reso conto che a Verona andavano rotti gli equilibri”

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Le parole del noto giornalista

Giovanni Montuori

Mario Sconcerti, noto giornalista, è intervenuto ai microfoni di Calciomercato.com soffermandosi sul Napoli di Spalletti e sulla lotta scudetto.

Sconcerti su Spalletti e sulla corsa scudetto

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Le parole di Sconcerti:

"Sono un paio di mesi che l’Inter non è più la stessa. Ma il problema mi sembra generale ed è cominciato quando Barella e Calhanoglu sono scaduti di condizione. Con ripercussioni su tutta la squadra. Manca la loro spinta e si sente. E poi l’Inter non ha soluzioni alla mancanza di Brozovic, non può essere Barella il regista".

Forse Inzaghi avrebbe dovuto inventare qualcosa di diverso, non trovi?

"Inzaghi è adesso davanti al proprio limite. Il suo limite è sempre stato quello di avere una sola squadra, anche alla Lazio. Nel momento del bisogno è tornato a Darmian più Perisic, come faceva alla Lazio con Felipe Anderson e Lulic. Ma così non risolvi i problemi".

Pioli ha avuto le intuizioni che Inzaghi non ha trovato.

"Sì, è vero. Anche se credo che il Milan abbia buttato sette mesi con Diaz. L’utilizzo contemporaneo di Bennacer, Kessie e Tonali è la mossa che decide il campionato. Ora con i tre centrocampisti gestisci la partita. Pioli l’ha fatta, anche se ci ha messo tanto".

Però l’ha fatta.

"E’ vero, l’ha fatta. E ha risolto molti problemi".

E anche Spalletti qualche scelta pesante l’ha fatta.

"Certo, a Verona Spalletti si rende conto che deve rompere gli equilibri e lascia fuori Insigne e Zielinski, i due uomini-chiave fino a poche settimane fa".

Inzaghi no.

"Inzaghi queste scelte non le fa, le sue sono sempre scelte di prudenza". 

In una corsa scudetto normalizzata, vien da pensare che la differenza la faranno gli allenatori.

"Sì, sono convinto anch’io. Anzi, la stanno già facendo".

A proposito. E' partito tardi e gioca di rincorsa, ma come lo giudichi Allegri?

"Ha fatto un ottimo lavoro, ha preso una squadra che non era la sua e che doveva assestarsi. Si è inventato Cuadrado rifinitore, ha costruito comunque un centrocampo. E mi fa sorridere chi dice che non è moderno. Ma se tu ti adatti alla modernità vuol dire che sei moderno. E poi moderno non significa essere il migliore, ma essere al passo con i tempi".

Intanto l’Atalanta si è arenata.

«E’ cambiata la società, fattore determinante. Ieri allo stadio c’era un signore gallese che farà il mercato dell’Atalanta al posto di Sartori. E’ cambiato tutto. Ti ritrovi da essere una squadra rivelazione ad una sotto esame. Poi va detto che Gasperini non può giocare senza attaccanti per sei mesi. Prima aveva anche altre soluzioni: aveva Gosens e Hateboer che in due gli facevano 15 gol, ora Zappacosta e Maehle non arrivano a tre-quattro. Gasperini può campare dieci anni, ma deve avere i giocatori per farlo».

Allarghiamo l’orizzonte. I fischi a Messi. La sensazione è quella di un triste finale.

«Messi era la facilità di segnare quando voleva, due dribbling e te lo ritrovavi in porta. Messi che gioca per gli altri ha poco significato. Secondo me ha perso lo scatto. Non è più il vero Messi, certo, non è più decisivo, ma si cominciava a vedere anche negli ultimi tempi al Barcellona. Ormai non è più una soluzione. Ha cercato di essere Maradona senza riuscirci. Messi è stato un attaccante che nel momento in cui lo scatto - e lo scatto non lo alleni - gli si è appesantito, è diventato un altro giocatore».