serie a

Sarri alla Juventus: non s’ha da fare! I 5 motivi per cui Maurizio non può

Sarri alla Juventus: non s’ha da fare! I 5 motivi per cui Maurizio non può

Tanti i rumors che vedono Sarri come nuovo tecnico della Juventus, ma come scriveva Manzoni: "Questo matrimonio non s'ha da fare!"

Claudia Vivenzio

Sembrava assolutamente impossibile che si potesse sfiorare un tale pensiero. Assolutamente paradossale che Maurizio Sarri e la Juventus potessero coesistere, anche solo in un titolo di giornale.

Eppure le voci corrono e molte sembrano essere piuttosto fondate. I contatti ci sono, la possibilità anche. Il Chelsea non è convinto del tecnico italiano mentre la società bianconera ha liquidato Massimiliano Allegri: sembrerebbe proprio che le coincidenza astrali ci siano e anche una comunione d'intenti.

E parrebbe una storia come tante un allenatore va via e un altro arriva se solo...

se solo non si trattasse di Maurizio Sarri!

Tante, troppo le motivazioni per cui l'allenatore non può sedersi su quella panchina.

Le questioni sono tante: il cuore che è tinto di azzurro e il cervello dal color rosso.

Ma bisognerà andare in ordine per mettere a posto ogni tassello e per mettere i puntini sulle "i".

ORIGINI - Origini sia di tipo geografico che di tipo familiare. Maurizio nasce a Bagnoli, quartiere di Napoli ed è figlio di operai. Così come ha sempre dichiarato, nonostante il trasferimento nella provincia di Bergamo, poi Arezzo e infine a Firenze, si è sempre sentito napoletano. Nonostante la sua intera vita (ben 60 anni) sia stata tutta tranne che di estrazione partenopea, il sangue che scorre nelle sue vene è azzurro. Le origini, le radici sono altra cosa. E se il legame è sentito forte, tiene più di qualsiasi altra cosa. Quello di Maurizio è autentico campanilismo, ossia quel sentimento di appartenenza, di attaccamento verso la propria città. Un "campanilismo sano" così come si trova nei dizionari, cioè esplicato come difesa delle tradizioni, degli usi e quindi in accezione positiva ma in Sarri c'è anche quel campanilismo più sfrenato, quello della rivalità verso l'altro (come manifestato spesso).

LA POESIA - Il calcio è uno sport e su questo non ci piove. Ma perché è uno degli sport più seguiti al mondo? Sarà fatto anche di muscoli ma soprattutto di cuore. Se si trattassero di semplici atleti, di sportivi spersonalizzati non ci sarebbero folle e folle negli stadi pronti soltanto per vedere il proprio idolo preferito, la propria squadra del cuore. Il calcio non è solo uno sport. E' aggregazione, è sentimento. Quante volte la poesia ha incontrato il calcio quando un calciatore sposava una bandiera e l'alzava fino alla fine della propria carriera. Negli ultimi anni questo sport è stato spesso sporcato, i valori sono andati un po' a sgretolarsi e il dio denaro, il re di denari, pare farla da padrone ma non tutto è perduto. Non tutto è buttato alle ortiche perché ogni calciatore è prima un uomo e in quante tale ha un carattere, una personalità che lo contraddistingue e non tutti sono uguali. Sarri è stata pura poesia, come uomo e come allenatore per il gioco espresso, potrebbe mai distruggere la poesia così?

AFFETTO - E insieme alla poesia, pura, nuda e cruda di sé e del calcio, c'è di fianco il romanticismo. Gli inguaribili romantici del calcio sanno che un legame, vero e forte come quello creato da Maurizio Sarri e i tifosi del Napoli, è indissolubile. L'addio del tecnico e l'approdo al Chelsea non ha smosso di una virgola l'amore tra le due parti. Spesso i tifosi hanno ricordato il tecnico (soprattutto quando le cose con Ancelotti traballavano) così come l'allenatore ha più volte espresso il suo affetto nei riguardi del pubblico napoletano e nei riguardi della squadra, pur stando in un altro Paese.

COERENZA - E se tutte le motivazioni emotive e psicologiche crollassero, se nessuna di queste tenesse per chissà quale ragione, come si potrebbe andare contro sé stessi? Violare il valore della coerenza, una coerenza di tipo comportamentale ed ideologica. Sarri, nei tre anni a Napoli, non è stato un nemico innocuo per la Juventus ma anzi spesso le frecciatine del tecnico sono arrivate forti e chiare. Le varie sciabolate sulla differenza di fatturato. Le allusioni agli errori arbitrali come quel famoso Inter-Juventus terminato 2-3 che decretò, secondo il tecnico, la sconfitta "in albergo" dello Scudetto per il Napoli. Il caso massimo arrivò quando Maurizio Sarri, dal pullman della SSC Napoli, alzò il dito medio verso alcuni tifosi bianconeri. Quello fu lo "sbarco" nella terra nemica e Sarri salutò così i propri avversari: più chiaro di così!

IDEOLOGIA - E se anche tutte queste motivazioni non tenessero, c'è qualcosa che tiene un uomo in piedi, lo rende saldo, eretto, immobile: le ideologie. Le ideologie, quell'insieme di idee, valori, credenze, e il rispetto di queste, fa un uomo. Rende un uomo degno di stima e credibilità, indipendentemente da quale sia la sua ideologia. Il tener fede a questa gli darà valore e dignità di per sé. Sarri è un uomo di sinistra, figlio di operai, figlio di Napoli, appartenente alla classe operaia, del proletariato (che facendo carriera è riuscito ad arricchirsi). La sua estrazione, le sue idee, le sue ideologie sono esattamente al polo opposto della filosofia della Juventus. Una società che si regge su un'azienda che usa la forza lavoro. Come scrive Marx l'unica differenza tra i proprietari e gli operai è nell'avere i mezzi di produzione, questi fanno dei primi i padroni, ed i secondi dei sottoposti. Karl scriveva: "Gli operai si vedono costretti a vendersi al minuto, sono una merce al pari di qualunque altro articolo commerciale".

E sicuramente Maurizio ha ben presente Karl Marx, la classe operaia, il capitalismo di cui la Juventus è assolutamente l'emblema. E un uomo di tale caratura non può assolutamente dimenticare con un colpo di spugna qualcosa di così radicato come un'ideologia. Un uomo come Sarri non può tradire sé stesso (prima ancora che i partenopei).

Nulla è più forte di un'ideologia e pare consono concludere con una frase di una potenza inaudita che viene impreziosita da chi l'ha scritta: Giacomo Matteotti, politico, giornalista e soprattutto antifascista appartenente al Partito Socialista Unitario che fu assassinato da una squadra fascista per volontà del dittatore Benito Mussolini.

Matteotti, pur morendo, vinse la guerra così:

"Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai"

RIPRODUZIONE RISERVATA ©