serie a

Juve, Sarri: “Sono ancora legatissimo a Napoli e a quel gruppo, passai al 4-3-3 in azzurro per un motivo”

TURIN, ITALY - DECEMBER 15:  Head coach of Juventus Maurizio Sarri looks on during the Serie A match between Juventus and Udinese Calcio on December 15, 2019 in Turin, Italy.  (Photo by Filippo Alfero - Juventus FC/Juventus FC via Getty Images)

La Juventus guidata da Maurizio Sarri due giorni fa è uscita sconfitta dal match di Supercoppa contro la Lazio.  L’allenatore che, da pochi mesi, veste bianconero si è raccontato in una lunga intervista rilasciata ai microfoni di Sky...

Armando Inneguale

La Juventus guidata da Maurizio Sarri due giorni fa è uscita sconfitta dal match di Supercoppa contro la Lazio.  L'allenatore che, da pochi mesi, veste bianconero si è raccontato in una lunga intervista rilasciata ai microfoni di Sky Sport.

LE PAROLE DI SARRI

Il 2019 è stato l’anno della conquista in Europa del Chelsea e quello del passaggio dalla Premier alla miglior squadra italiana. Che cosa significa per te?

"Penso che l’esperienza in Premier mi abbia fatto crescere molto. Un campionato straordinario, per qualità tecniche ma anche per mentalità: in un anno in Inghilterra non ci hanno mai accolto con insulti in uno stadio avversario. Questi stadi pieni di bambini sono qualcosa che mi porto dentro e che vorrei rivedere anche in Italia. Purtroppo finora siamo ancora lontani".

Qual è il ricordo più bello della tua esperienza inglese?

"Il 4-1 in finale di Europa League contro l’Arsenal è la partita che naturalmente ci ha dato più soddisfazione. Abbiamo fatto anche qualche brutta partita, ma altre come il 2-0 in casa del Manchester City sono state stupende".

Il Napoli è rimasto ostaggio di Sarri e Sarri ostaggio del Napoli?

"Questo non te lo posso dire da 800 chilometri di distanza. Io sono sempre legato all’ambiente e legatissimo a quel gruppo di giocatori che mi rimarrà sempre nel cuore e che mi ha permesso di fare un salto di qualità".

Sei un allenatore duttile?

"Quando poi alla fine ti trovi ad allenare dei giocatori in grado di fare la differenza secondo me bisogna assecondarli. A Napoli piano piano ci eravamo resi conto che Higuain, Insigne Callejon e Mertens sugli esterni potevano esserlo e allora siamo andati a cambiare in questo senso".