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Ferrieri Caputi: “Ho iniziato ad arbitrare grazie a un volantino. Baggio mio idolo”

Ferrieri Caputi: “Ho iniziato ad arbitrare grazie a un volantino. Baggio mio idolo” - immagine 1
Le parole del primo arbitro donna in Serie A

Giovanni Montuori

Maria Sole Ferrieri Caputi è stato il primo arbitro donna della storia del calcio ad arbitrare in Serie A, ha diretto Sassuolo-Salernitana dello scorso week-end. La direttrice di gara ha raccontato le sue emozioni al Corriere dello Sport, soffermandosi anche sulla nascita della sua passione e sui suoi idoli calcistici.

Maria Sole Ferrieri Caputi si racconta

fischietto rosa serie a

L'intervista della Ferrieri Caputi:

Il giorno dopo come è?

"Come è non lo so, ancora non ho avuto modo di fermarmi, tutto troppo veloce. Vorrei avere un momento per me per vivermi tutto, in serenità".

Un giudizio? In campo ha sempre cercato la posizione migliore, ha assegnato un rigore...

"I giudizi li dà il mio designatore, Gianluca Rocchi. Penso che sul rigore forse potevo avere un maggior angolo di visuale, ma il mio spostamento su una ripartenza complessivamente non mi è dispiaciuto. Anche se la posizione giusta, perfetta, non c’è mai".

Una parola per l’esordio?

"Bellissimo, me lo avevano detto, non ci ho creduto, almeno fino a quando non sono entrata sul terreno di gioco".

Si studia? Si rivede?

"Certo, cresci solo così, in maniera rapida, quando le categorie nelle quali arbitri permettono di avere qualche video accettabile. All’inizio non c’erano smartphone o altro. Con i collghi capitava di andare a vederci reciprocamente, magari con piccoli video. E in sezione c’era una persona che poi metteva a disposizione della sezione le immagini".

Il prossimo sogno da realizzare?

"Una grande competizione a livello femminile, il prossimo anno c’è il Mondiale, è difficile, oppure gli Europei e il Mondiale successivo".

Una passione nata?

«Sempre appassionata di calcio, a sei anni mi piaceva già da matti, come tutto lo sport che in generale mi emoziona, mi lasciava incantata. Le Olimpiadi sono il top. Certo, non pensavo già di fare l’arbitro. Però alle elementari, in giardino, giocavo a calcio. Poi c’era mio papà, che guardava sempre il calcio in tv. Ed infine i Mondiali, 1994, ero piccolissima e poi quelli del 1998. Lì nasce la mia passione per Baggio e quella maglia che mamma mi ha comprato al mercatino, non ufficiale, ma è la più preziosa di tutte".

Arbitro, tutta colpa di un volantino...

«Liceo Scientifico Federigo Enriques, con gli amici ci siamo messi d’accordo per iniziare il corso. Ma tutti quelli che avevano cominciato con me, dopo un anno e mezzo avevano smesso. All’epoca non pensavo certo di arrivare in A, all’inizio è passione, sport, condivisione, una rete sociale sana, pulita, che ti permette di crescere. E che ti dà un rimborso spese. Con i primi assegni che arrivavano alla BNL, perché li raggruppavano, mi ci sono pagata una vacanza all’Elba con le amiche».