Alessio Dionisi, allenatore del Sassuolo, ha parlato ai microfoni della Gazzetta dello Sport della situazione della sua squadra e dei tanti talenti presenti tra cui Traoré, uno degli obiettivi di mercato del Napoli.
serie a
Sassuolo, Dionisi: “Ho lavorato sulla testa di Traoré. E su Berardi…”
Le parole dell'allenatore del Sassuolo
Dionisi sul Sassuolo e su Traoré
L'intervista a Dionisi:
Dionisi, il “suo” Sassuolo fa meno possesso, è più verticale e va al tiro appena può. Si riconosce in questo quadro?
“Abbastanza, ma non mi interessa che si noti la mia impronta. Contano la crescita della squadra e i miglioramenti dei singoli. Io ho le mie idee, però poi mi lascio anche guidare dalle caratteristiche dei giocatori. La palla ai nostri attaccanti non va portata, ma data il prima possibile: allora facciamo meno possesso e proponiamo un calcio più verticale. Di sicuro adesso il Sassuolo non è quello di quattro mesi fa”.
Sentiva pressione a inizio anno? E ha mai avuto dubbi in se stesso?
“Non ho sentito pressione perché ero consapevole della situazione. Ero convinto che fosse un’esperienza molto stimolante oltre che difficile. Ora sono soddisfatto di quanto stiamo facendo. Un allenatore deve avere tante sicurezze, altrimenti non può trasmetterle agli altri. Però mi metto ogni giorno in discussione”.
A dicembre disse che a centrocampo attaccavate meglio a due e difendevate meglio a tre. Adesso giocate sempre a due.
“Noi pensiamo sempre a come giocare e attaccare, ma curiamo tanto anche la fase di non possesso: adesso più di prima. C’è chi preferisce consolidare la difesa e poi dedicarsi all’attacco, io faccio il contrario. Raspadori è l’ago della bilancia, un motorino inesauribile. Contro l’Atalanta gli ho detto di attaccare da trequartista e difendere da mezzala: ha fatto tutto benissimo”.
Avete il terzo attacco della A, il migliore nel 2022. E nel nuovo anno solo il Bayern Monaco ha tirato più di voi nei cinque top campionati europei. È la sua idea di calcio che viene fuori?
“Il Sassuolo ha molta qualità in avanti e io devo sfruttarla. Quindi chiedo un sacrificio a tutti per poter essere pericolosi. E pretendo che i ragazzi vadano a chiudere l’azione con il tiro molto spesso anche per un discorso strategico: se non vai al tiro, hai meno tempo e possibilità di organizzare la fase di non possesso. Poi ovviamente io preferisco ipotizzare di fare un gol in più dell’avversario e non di prenderne uno in meno, ma dipende tutto dall’equilibrio: chiunque vorrebbe difendere tenendo la palla, ma non è facile”.
Il distacco dalla zona Europa è quantificabile in 10 gol subiti in meno?
“Sì, assolutamente. Abbiamo preso troppi gol evitabili, quelli che io chiamo non-gol. Dobbiamo migliorare tanto su quest’aspetto”.
Lei gioca molto verticale. Le viene mai il dubbio di “spaccare” la squadra?
“È successo. È un rischio che accetto di correre anche perché ci spinge a migliorare la lettura dei momenti e delle situazioni. Io non voglio andare sempre in porta rapidamente, però dobbiamo essere noi a decidere quando e come farlo. D’altro canto, non credo che agli avversari convenga permetterci di riattaccare con pochi passaggi. Quindi il nostro atteggiamento può condizionare il loro”.
Berardi, Raspadori, Scamacca, Lopez, Frattesi e Traoré: su cosa ha lavorato con ciascuno di loro?
“Con Frattesi e Traoré sulla testa. A Scamacca ho fatto capire l’importanza del lavoro quotidiano. Lopez l’ho messo al centro del progetto. A Raspadori è stata data ulteriore continuità. E Berardi… beh, lui bisogna solo metterlo in campo”.
Le vittorie contro i grandi allenatori le hanno dato una gioia particolare?
“Non vivo le partite come un confronto con altri tecnici. Resto un esordiente che sta facendo la sua esperienza. Quelle sfide sono un grande stimolo, ma ogni incontro è importantissimo perché è un’occasione di crescita a prescindere dal nome dell’avversario. Trovo che sia bellissimo vivere e superare le difficoltà. Al Sassuolo sono grato perché mi ha dato l’opportunità di avere delle responsabilità”.
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