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Andreazzoli: “Sorpreso dall’esonero, la salvezza è sembrata una cosa dovuta”

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Le parole dell'ex tecnico dell'Empoli

Giovanni Montuori

Aurelio Andreazzoli, ex tecnico dell'Empoli, ha commentato ai microfoni della Gazzetta dello Sport l'esonero dal club toscano, non nascondendo la sua amarezza.

Andreazzoli esonerato dall'Empoli: "Salvezza conquistata in anticipo, ma mi hanno mandato via"

Andreazzoli: “Sorpreso dall’esonero, la salvezza è sembrata una cosa dovuta”- immagine 2

L'intervista ad Andreazzoli:

Aurelio, a 68 anni ci si arrabbia ancora o si prendono le cose con filosofia?

"Mi arrabbio quando non riesco a gestire certe situazioni oppure quando mi viene impedito di farlo. Poi passa".

È stata la sua stagione migliore?

"Sì, se consideriamo la salvezza conquistata in anticipo e la crescita del valore tecnico ed economico dei giocatori. Potevamo fare di più, forse, ma c’erano i presupposti per fare molto di meno".

Si aspettava l’esonero?

"No, è stata una sorpresa. Però a me interessava soprattutto finire il lavoro interrotto anni fa, dopo l’ingiusta retrocessione del 2019. Era un debito che avevo nei confronti di me stesso e dell’ambiente. E quest’anno ci siamo salvati in anticipo, contro ogni pronostico. A volte, quando raggiungi un obiettivo, sembra quasi che sia dovuto, non conquistato".

Il suo lavoro a Empoli era davvero finito?

"Avrei voluto dare un’identità più definita alla squadra, fare in modo che crescesse seguendo magari il modello del Sassuolo. Nonostante i risultati negativi, per altro non dovuti solo a demeriti nostri, la squadra è migliorata nel ritorno. Dopo l’ottima andata, se qualcuno ha mollato, non sono stato di certo io, ma chi si è sentito al sicuro e a gennaio ha fatto cassa".

Che cosa chiede alla prossima avventura?

"Di poter costruire una squadra non in maniera estemporanea, ma portando avanti il lavoro. Di curare i dettagli, che fanno la differenza. Mi piace la Serie A, è lì che voglio allenare".

Si sente prigioniero di luoghi comuni?

"Lo siamo tutti in quest’ambiente. Pensi all’età: si dà troppa importanza alla carta d’identità. In un senso e nell’altro: il Bayern si è affidato a un tecnico giovane, il Real a uno esperto come Ancelotti. E hanno vinto entrambi. Magari qualcuno non gradisce che io ricordi quanto mi piace fare il nonno o che risponda con attenzione e rispetto a tutte le domande che mi vengono fatte dopo le partite. Ma io sono fatto così. E a chi pensa che io sia demotivato, rispondo dicendo che da sempre sono al campo dalle 8.30 alle 19.50. Poi alle 20 ceno e mi dedico alla famiglia. Le sembro demotivato?".

In Italia manca il talento o chi lo coltiva?

"Il talento nasce con l’individuo, bisogna avere una strategia per farlo rendere al meglio. Non si dà la possibilità ai ragazzi di sbagliare, di esprimersi. Bisogna avere voglia e pazienza di rischiare sui giovani".

Come si fanno crescere Viti, Asllani, Pinamonti?

"Quando un ragazzo ha talento, non devi metterci troppa roba: devi accompagnarlo, non usarlo. Devi seguirlo, spiegargli le cose, lasciarlo giocare, ogni tanto tenerlo fuori. Asllani pensa solo al calcio, corre più di tutti, capisce al volo, se sbaglia è il primo a riconoscere l’errore. A Empoli volevano mettergli un premio sui minuti giocati: lui l’ha voluto sulle presenze da titolare, anche se rischiava di non prenderlo. Anche Viti è molto bravo. Su Pinamonti ho inciso perché sono andato oltre il giocatore, che ha buone qualità ma deve ancora tirarle fuori tutte: ho scelto la persona, che avevo conosciuto a Genova. Gli serve un supporto per rendere al meglio e a Empoli l’ha avuto".

Il calcio è un gioco semplice o complicato?

"Complicato. Chi dice che è semplice lo fa per comodità, per non essere messo alla prova sulle difficoltà. Io mi faccio tante paranoie perché voglio dare tutto alla squadra in base alle mie conoscenze. Anche una rimessa laterale a centrocampo ha un’importanza vitale. Altro che semplice".

Il calcio è meritocratico?

"Non sempre, il più delle volte no. A me è andata bene perché dopo la gavetta sono comunque arrivato in Serie A. Ma adesso emergere dalla base è davvero difficile".

Se dovesse affidare a questo mare un messaggio nella bottiglia?

"Scriverei che non mi manca nulla. E che se tornassi indietro vorrei rivivere le stesse esperienze, perché avrei la certezza di ritrovare mia moglie: di lei non so proprio fare a meno".