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Daino: “Presto per criticare Garcia, ma c’è una cosa che non condivido!”

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L'ex difensore ha commentato la situazione in casa Napoli
Giovanni Montuori

A Radio Crc, nel corso della trasmissione “Si Gonfia la Rete”, è intervenuto Daniele Daino, doppio ex di Bologna e Napoli, che ha parlato della situazione in casa azzurra.

Daino sul Napoli di Garcia

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“Il Napoli sta cambiando pelle, non è quello di Spalletti. Quando sento dire che i nuovi allenatori non devono modificare quanto fatto dal predecessore sento una sciocchezza perché ogni allenatore ha il suo metodo e quando cambi anche solo gli allenamenti, la squadra è già cambiata. Detto questo, il Napoli resta una squadra attrezzata, forte ed ha bisogno di tempo. Le critiche ci possono stare, ma la squadra ha bisogno di amalgamarsi e di capire cosa chiede Garcia. Parliamo di un tecnico dall’esperienza internazionale, ha lavorato in società importanti per cui i giudizi diamoli più avanti. Ciò che non condivido delle mosse di Garcia è l'utilizzo che sta facendo dei giocatori, soprattutto quelli più rappresentativi. Alcune situazioni deve metterle da parte, l’allenatore deve continuare a valorizzare i talenti. E, se non dovesse farlo, fossi nella società, mi farei delle domande. Mi aspetto di più da questo Napoli, come se lo aspettano i tifosi. La partenza non è stata eccellente, non mi aspetto di più in sala stampa perché poi ogni allenatore è fatto alla sua maniera, ma sul campo mi aspetto qualcosa in più. Mi aspetto un Napoli che domina, con una pressione alta, senza paura e che i giocatori siano messi nella condizione di giocare dove meglio sanno fare.


Questa squadra ha poco da cambiare, bisogna andare avanti con le certezze che ha già. Il ruolo del difensore centrale è molto delicato e sul mercato non c’è molta scelta. I più bravi sono già in squadre importanti e prenderli significa spendere cifre esorbitanti. Bisogna lavorare in prospettiva, ma in questo momento Napoli ha bisogno di giocatori pronti, non giovani da farli crescere. Per rendere forte una squadra, bisogna iniziare da dietro perché quando trovi solidità difensiva tutti giocano meglio e invece vedo sempre più società che pensano a prendere prima l’attaccante e alla fine il difensore. I difensori mancano perché nel settore giovanile non si pensa più a coltivare il difensore, ma pensano a difendere a zona. Quando decidi di cambiare Spalletti, decidi di non dare continuità ad un progetto che poteva essere vincente per molti anni. Quando fai certe scelte, qualcosa paghi, è inevitabile. Questa strada è un po' più complicata, ma si può andare avanti se si ritrova un corpo unico tra società, dirigenza e allenatore, oltre ai tifosi”.

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