Nella prossima gara di campionato di questa domenica, il Napoli affronterà il Milan di Pioli. Il Diavolo a strisce è in ripresa netta ed è reduce da una clamorosa rimonta contro la Juve, battuta 4-2 in modo fulminante. Chi vince resta quinto.
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LE AVVERSARIE – Il Milan a due facce, Pioli e i dubbi sul futuro
Il Milan arriva al San Paolo pieno di (in)certezze, guidato da un allenatore che ha i giorni contati, con al centro dell'attacco un Ibra un po' deluso. Guai a sottovalutare però un Diavolo che ha segnato 4 goal alla Juventus, evento più unico...
1. Milan, la progressiva rivoluzione di Stefano Pioli
Marco Giampaolo, che aveva iniziato l’annata da tecnico dei rossoneri, è stato esonerato dopo una vittoria. Era un Genoa-Milan, finita in 9 contro 9 e portata a casa con fatica, a denti stretti. Non è bastato. Negli ultimi cinque anni nessuno aveva fatto peggio dell’ex-Sampdoria: 1,29 la media punti a partita. Poco meglio di lui aveva fatto Brocchi, che nel finale della stagione ‘16/’17 aveva raccolto la media di 1,33 punti in 6 partite. Maldini e soci si sono convinti allora ad ingaggiare un nuovo tecnico, l’undicesimo al Milan in dieci anni, a testimonianza del fatto che a Milano non c’è più pazienza, c’è ansia di arrivare (si pensi che l’Inter ne ha cambiati addirittura 13 di tecnici, in dieci stagioni): il calcio di Giampaolo non ha attecchito sul corpo del Diavolo e si è scelta una strada più pragmatica, quella di un tecnico – ex Inter - che bene aveva fatto con Bologna e Lazio (e non solo). Le risposte sono arrivate, ma dopo tempo: è il 2020 a portare gioia alla Milano in rosso, con 14 partite giocate e 28 punti. Calcolare la media in questo caso è semplice: sono 2 punti a partita, un quinto posto a 51 punti e 4 goal rifilati ad una Juve che non prendeva 4 goal in Serie A da 7 anni. Fate un po’ voi.
2. Bene, ma non benissimo
Una media punti da Champions e dei grandi risultati (non scordiamoci il 3-0 in casa della Lazio, seconda in classifica) non sembrano bastare alla dirigenza del Milan, che molto probabilmente opterà per l’esonero anche di Stefano Pioli. Ralf Rangnick sarà il nuovo tecnico dei rossoneri. Il sessantunenne allenatore del Lipsia ricorda bene San Siro: rifilò ben 5 goal all’Inter nel 2011, quand’egli era a capo dello Schalke 04. Dall’anno dopo prese in mano la squadra dell’ormai ex Timo Werner e la portò a competere ai massimi livelli in campo nazionale ed internazionale. Proprio oggi il sorteggio gli ha sorriso: sarà l’Atletico la prossima avversaria dei tedeschi, e poteva andare molto peggio. Si tratta di un allenatore ancora più pragmatico di Pioli, al punto tale che sulla panchina del Lipsia si è alternato nei ruoli di allenatore e direttore sportivo, contribuendo alla crescita del club e del settore giovanile. Questo potrebbe essere il punto chiave: a Milano c’è grande confusione, manca forse quell’intermediario che trami tra le linee di squadra e società. In questo Rangnick può essere fondamentale, ma attenzione: la storia racconta che l’ingresso nel nostro campionato – specie per chi non lo conosce - non è mai semplice. Avrà pazienza il Milan, questa volta?
3. Ibra che torna, vede e se ne va
Zlatan Ibrahimovic è tornato in rossonero dopo sette anni e mezzo dalla cessione al PSG. Il 38enne svedese aveva – ed ha tuttora – molta voglia di incidere, nonostante l’età e la forma non eccezionale, per cui ha optato per un ritorno importante in una squadra che l’ha reso grande e che lui ha reso grande. Una simbiosi che si traduce in un improvviso miglioramento delle prestazioni di squadra: Ibra entra contro la Sampdoria nel giorno dell’Epifania e cambia l’umore di compagni e avversari. Tutti lo servono e lui regala calcio agli spettatori, prende il tempo ai difensori e va quasi vicino al goal. Il risultato, però, non cambia: è 0-0. Il goal arriva contro il Cagliari, in quel momento lanciatissimo verso posizioni di alta classifica. Ma il tempo passa per tutti, e Zlatan non ha intenzione di restare troppo in una realtà che egli stesso ha trovato involuta, con una mentalità meno vincente di come ricordava, con una squadra di valore ma non abbastanza perché lui ne faccia parte. Queste le sue parole:
“Se non dovessi rimanere non sarebbe perchè non è più il vecchio Milan. Quando sono arrivato qua 6 mesi fa la situazione era come era, venivo con la passione e la voglia di aiutare. Voglio vedere il Milan lottare per il primo posto, giocare in Champions e avere i campioni in squadra”.
A 38 anni, Ibrahimovic ha ancora bisogno di stimoli, ha ancora bisogno dell’adrenalina che solo una vittoria può trasmettere. E così abbandonerà il Milan, non abbastanza al topper un giocatore che non ha tempo, che deve, vuole competere:
“Sul prossimo anno, dico la verità, non lo so. Raiola mi ha chiamato l’altro giorno e mi ha chiesto solo una cosa, se mi stessi divertendo a giocare a calcio. E io ho risposto di sì. Il mio desiderio è di restare? Dipende quali sono gli obiettivi”.
Ibra che torna vede e se ne va.
4. Napoli-Milan, romanticherie a parte
Gennaro Gattuso ritrova la sua squadra per la prima volta, quella che ha allenato e che ha portato ad un passo dalla Champions, il Milan dalla miglior media punti negli ultimi 5 anni in Serie A (1,79). L’ex centrocampista rossonero ora è allenatore grintoso e pieno di idee, ma è stata a ben vedere la sua umanità e trasformare l’ambiente Napoli in un ambiente di nuovo attivo e competitivo. Ma, romanticherie a parte, c’è da giocare per il quinto posto.
Il Milan è un’ottima squadra con dei buonissimi ricambi. Contro la Juve la gara ha preso delle pieghe inaspettate, derivate forse da un calo bianconero ma grazie anche all’ingresso di un calciatore come Leao, capace di spaccare le partite con la sua grande frequenza di passo e la sua fisicità. Attenzione poi agli inserimenti in profondità di Rebic e alla grande veemenza in mezzo al campo di Bennacer. Assente Castillejo sarà molto probabile l’utilizzo di Calhanoglu dal primo minuto, un calciatore che tira in porta ogni volta che ne ha la chance. Un grande pregio del Milan di Pioli è di certo la transizione difensiva, che può seriamente mettere in difficoltà le ripartenze del Napoli: dopo aver perso palla, i rossoneri ostruiscono tutte le vie di passaggio “rapide” in modo tale da consentire agli avversari solo dei passaggi orizzontali. Questo porta i rossoneri a guadagnare tempo e schierarsi di nuovo nel migliore dei modi.
Per il Napoli non sarà semplice trovare spazi, e né Gattuso affronterà i suoi amici-rivali a cuor leggero, nonostante sia abituato da più di dieci anni ad alzare i pugni ad un gol del Diavolo a strisce. Non si regala niente a nessuno, benché perdere non sarebbe un dramma ai fini della classifica.
di Mattia Fele
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