Nella prossima finestra di campionato il Napoli affronterà al San Paolo la Lazio di Simone Inzaghi, squadra dal molteplice ingegno che per un attimo ha creduto di poter ambire allo Scudetto. Al centro del suo attacco Immobile, a quota 35 marcature in Serie A: l’attaccante vorrebbe rubare il record ad Higuaìn proprio dove è nato, sotto la pioggia di Fuorigrotta.
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LE AVVERSARIE – C’è la Lazio. Grande illusa, ma attenzione al record di Immobile
Nella prossima finestra di campionato il Napoli affronterà al San Paolo la Lazio di Simone Inzaghi, squadra dal molteplice ingegno che per un attimo ha creduto di poter ambire allo Scudetto. Al centro del suo attacco Immobile, a quota 35...
Lazio beffata da sé stessa
Alla fine del girone di andata sembrava possibile per la Lazio sognare in grande, alla luce dei 43 punti ottenuti e del filotto importante di vittorie partite dal pareggio contro l’Atalanta. Luis Alberto ed Immobile sembravano inarrestabili, e non di meno facevano Caicedo e Correa. Tant’è che si è iniziato a parlare di Lazio come vera antagonista (specie ad inizio 2020) di una Juventus troppo incerta, ma che nella sua incertezza ha portato a casa 48 punti nella prima parte della stagione. 48 punti sono tantissimi: solo la stessa Juventus aveva fatto meglio in assoluto, nel girone di ritorno della stagione 2016/17, con 52 punti. Inzaghi si è avvicinato moltissimo per buona parte dell’annata a Sarri, battendolo anche diverse volte sul campo in modo netto ed indiscutibile, al punto che la parola Scudetto iniziava ad essere quantomeno concepita, sussurrata per le strade di Roma.
La pausa che normalizza
Abbiamo visto come l’effetto Covid-19 si sia tradotto in modo diverso a seconda delle squadre su cui aderiva. Diversi possiamo dire siano stati i parametri dietro i quali qualche squadra ha potuto nascondere le proprie defaillances: la Juventus non aveva un’identità ben definita nemmeno prima del lockdown, e la pausa ha sfilacciato ancor di più il legame cervellotico tra Sarri e un gioco basato su Ronaldo, tra i calciatori e un nuovo modo di comprendere il pallone. Inzaghi ha a disposizione una squadra fisica, che quindi per motivi di condizione non ha saputo riprodurre il grande momento di forma che viveva ante pandemia. L’Atalanta unica eccezione: vince sempre, su qualunque campo. Tanta tecnica e grinta ma anche qualche congiunzione astrale particolare. Tutto cambia, e non cambia niente. La pausa sembra far pensare una cosa soltanto: a parità (o quasi) di condizione fisica prevale la tecnica, intesa però come gioco di squadra e voglia di aiutarsi. Chi va per individualità soffre, chi dipende dalla brillantezza soffre. La Lazio probabilmente è troppo ancora legata a questi ultimi due punti: vince se cavalca entusiasmi, ma si arena quando l’umore inizia a spegnersi. In ultima analisi si può anche dire che la pausa abbia normalizzato alcune tendenze anomale, e ne abbia create delle altre (vedi Atalanta). Il tutto in nome di una ciclicità che permette che ogni cosa, in qualche modo, nel mondo torni al proprio posto e ci resti.
Immobile e il record degli 11 metri
Ciro Immobile attacca la profondità come attacca il record di Gonzalo Higuaìn, ultimo legame tra l’argentino e i napoletani. Solo chi era allo stadio San Paolo quella sera di maggio del 2016 può capire l’emozione di un goal non come gli altri, segnato da un attaccante in rovesciata che sembrava aver preso con sé la causa di una città intera, per poi abbandonarla in un modo discutibile, a prescindere dalla nuova maglia che è andato ad indossare. Immobile se segnerà al Napoli scavalcherà questa ultima connessione tra Napoli ed un argentino di misura e di rigore, tenendo conto del numero incredibile di penalty calciati dal ragazzo di Torre Annunziata. Certo, i rigori vanno segnati e tirati bene, ma un eccesso si è visto quest’anno e va limato, in totale accordo con sezione arbitrale e club. L’interpretazione sui falli di mano e quindi le assegnazioni dagli 11 metri sono state troppo generose, a volte contro la fisica e a volte contro lo stesso gioco del calcio. Ma sì, se Immobile ce la facesse lo avrebbe indubbiamente meritato. Proprio lì, dove su assist di Mertens e - per citare Lele Adani in commento - come in un film Higuaìn aveva firmato il 36esimo goal, proprio all'ultima giornata proprio in quello stadio, nella porta a sinistra (guardando dalla tribuna stampa), nel secondo tempo. E se è vero che il calcio - e la vita - un po' somigliano a un film, iniziamo a già preoccuparci se la Lazio inizierà la partita nella metà di destra.
Se Napoli Sassuolo era un antipasto, Napoli Lazio è il vino
Gattuso ha saputo dare un’anima ad una squadra senza più forze nervose, a dei giocatori che pensavano di essere giocatori finiti. Mertens ha rinnovato, Koulibaly è tornato, Maksimovic ha nuova linfa. E potremmo dirne di più. Ora però c’è da concentrarsi su un ultimo obiettivo, su una gara che può dire tutto di una stagione che è stata (in)soddisfacente. Contro l’Inter si è visto un Napoli di qualità, che ha concluso tanto senza segnare e ha mosso la palla molto velocemente. E’ pur vero che l’Inter permette molto il giro palla a centrocampo abbassando i quinti in difesa per limitare i due esterni offensivi avversari, ma il palleggio azzurro è stato davvero godibile. Il punto è un altro: la mentalità e la ferocia. Anche il Napoli si è spento con il tempo, con le partite ogni tre giorni, con il caldo e soprattutto con l’assenza totale di stimoli. Stimoli che torneranno a partire da domenica.
Allora, se Napoli Sassuolo era un antipasto Napoli Lazio è il vino, che accompagna tifosi e addetti ai lavori ad un match atteso da un bel po’, ultimo strascico di un lavoro ancelottiano che in molti vorrebbero dimenticare. Ma è anche dalle difficoltà che si impara ad essere Grandi, e il Napoli vuole farlo raccogliendo ciò che di buono è stato ereditato: finora la Champions è stata giocata in modo eccelso, e va detto che una sfida come quella di domani, tra due squadre demotivate, aiuta a digerire meglio il boccone, porta sempre più vicini alla meta e fa comprendere quanto, nel calcio, le spinte emotive siano semplicemente tutto.
di Mattia Fele
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