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Amarcord Napoli-Parma, la folle corsa del Matador: un trattato sul… veleno di cui parla Gattuso | VIDEO!

Amarcord Napoli-Parma, la folle corsa del Matador: un trattato sul… veleno di cui parla Gattuso | VIDEO!

Il 24 aprile del 1994, in un’anonima gara di fine campionato, il Napoli s’impose sul Parma per due reti a zero (gol di Buso e Ferrara). Col senno di poi possiamo riconoscere che quella partita, ancorché vinta, sancì in qualche...

Giovanni Ibello

Il 24 aprile del 1994, in un'anonima gara di fine campionato, il Napoli s'impose sul Parma per due reti a zero (gol di BusoFerrara). Col senno di poi possiamo riconoscere che quella partita, ancorché vinta, sancì in qualche misura la fine della grande epopea maradoniana. Certo, Diego lasciò l'azzurro tre anni prima, eppure... anche se orfana di Maradona, la squadra partenopea continuava a essere di livello. Al termine della stagione sportiva, Ciro Ferrara e Marcello Lippi finirono entrambi alla Juve; Zola Crippa, invece, furono ceduti proprio all'ambizioso Parma di Tanzi. Quello stesso Parma che solo quattro anni prima esordiva in massima serie.

Da Napoli a Parma: la "ferita" Cannavaro non si è ancora rimarginata

Insomma, i tempi stavano davvero cambiando. Un anno più tardi anche il promettente Fabio Cannavaro avrebbe preso la direzione della via Emilia, sacrificato "sull'altare del bilancio". Il Napoli si avviava così, a passo lento, verso il baratro della bancarotta.

Flash forward. Facciamo un balzo in avanti. Sedici anni più tardi... nel 2010 - passando da un due a zero a un altro - lo scenario cambia radicalmente. Il Napoli di De Laurentiis riesce a "restaurare" la sua posizione di nobile del calcio italiano. Il Parma torna a essere una provinciale senza troppi grilli per la testa.

Quell'anno la formazione ducale si presenta al San Paolo senza particolari speranze di vittoria. Il Napoli di Mazzarri, va detto, non aveva la cifra tecnica di quello attuale. Tre tenori a parte (Hamsik, Lavezzi e Cavani), la formazione guidata dal tecnico di San Vincenzo era tutto sommato modesta, eppure ha lasciato un solco nel cuore dei tifosi. Il motivo è semplice: quel Napoli faceva della ferocia il suo marchio di fabbrica.

Venendo alla cronaca del match, il primo gol azzurro si può definire un "trattato sul Napoli mazzarriano". Questa la dinamica dell'azione: il Parma attacca senza troppa convinzione e sugli sviluppi di un angolo corto (batutto male), Cavani si fionda sulla palla, la sradica dai piedi dell'avversario e s'invola, tutto solo, verso la metà campo. A quel punto il Matador serve l'accorrente Zuniga e appena lascia partire la sfera inizia a correre come Usain Bolt. Mentre Cavani attacca la profondità come nessuno - sembra quasi mordere l'aria tanta è la foga -  Zuniga cincischia e tiene a bada due difensori scudati. Cavani chiama il passaggio, Zuniga esegue con un pregevolissimo tocco d'interno. Il Matador è solo davanti al portiere, non può sbagliare. Il tiro a incrociare si spegne nel sacco. Signori, questo è un contropiede da manuale!

Napoli-Parma, quel contropiede da manuale del Matador! Che spettacolo...

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Nella seconda rete invece, Edinson chiude una perfetta triangolazione col Pocho Lavezzi. Al di là del gol (la partita era già virtualmente in cassaforte nonostante l'1-0), più in generale... si può senz'altro dire che Hamsik, Lavezzi e Cavani erano di un altro livello rispetto ai compagni.  Bisogna tuttavia riconoscere che la squadra, da Hassan Yebda a Michele Pazienza, si annullava (più che sacrificava) affinché i tenori potessero esprimere appieno il loro straordinario talento. Alzi la mano chi non ricorda l'arcigna marcatura di Aronica su Drogba. Oppure, ancora, come dimenticare Gianluca Grava, "eroe" della Serie C, che neutralizza Ronaldinho?

Si dice che vivere di ricordi alimenti una certa disperazione. Chi vi scrive non la vede così. Parlando in ottica Napoli, mai come in questo caso guardare al passato ci può aiutare a capire tante cose... non tanto perché Napoli debba vivere di ricordi o di nostalgia, ma perché quella squadra, anche se ha vinto relativamente poco (la Coppa Italia del 2012), per qualità morali e agonismo può senz'altro fungere da esempio. Quel Napoli sì che aveva il tanto agognato veleno di cui parla Gattuso...

a cura di Giovanni Ibello

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