Udinese-Napoli, il tifoso imbucato nello spogliatoio: “Mi scuso, ho sbagliato”

Il tifoso azzurro Salvatore Balzano giustifica il gesto che, lo scorso 4 maggio dopo Udinese-Napoli, gli è costato una denuncia da parte della Procura di Udine per essersi introdotto negli spogliatoi alla Dacia Arena e incontrare i campioni d'Italia ai microfoni de Il Mattino. Una vicenda che ha fatto il giro del web, grazie ai video che lo stesso autore ha diffuso. Difeso dal legale Sergio Pisani, il 38enne è stato convocato due giorni fa in questura a via Medina, dove la Digos gli ha contestato gli addebiti nei suoi confronti formulati dai giudici friulani. Tuttavia la particolare tenuità dei fatti potrebbe escluderne la punibilità.

Udinese-Napoli, le parole del tifoso imbucato nello spogliatoio

"Spero che la giustizia faccia il suo corso, chiedo scusa se ho sbagliato ma non si può condannare un'emozione attesa da 33 anni. Ho cercato di salvarmi da eventuali scontri con i tifosi avversari e mi sono ritrovato tra i giocatori che festeggiavano per il tricolore. Giuro che non volevo arrecare danni. Sono entrato in quegli spogliatoi con educazione e i calciatori mi hanno accolto col sorriso. Quel 4 maggio alle 22.37 la mia vita è cambiata, ho vissuto un sogno che tutti i tifosi avrebbero voluto vivere. Tutto studiato? No. Sono un sostenitore della squadra, ma non appartengo a nessuna tifoseria. Udine è stata la seconda trasferta della mia vita, dopo quella di dieci anni fa a Empoli".

"Ero nel settore ospiti. Al termine della gara mi sono ritrovato quasi schiacciato contro il vetro che ci divideva dagli spalti dove c'erano i tifosi dell'Udinese. Ho avuto timore di essere travolto dalla massa, così ho deciso di saltare. Come hanno fatto altri. Quando mi sono ritrovato fuori dal terreno di gioco, nell'ala sinistra, c'erano i poliziotti che dovevano arginare i tifosi avversari che attaccavano le famiglie dei napoletani. In quella confusione ho avuto paura e mi sono nascosto dietro a un tabellone pubblicitario. Ho visto i supporter friulani che attaccavano i napoletani con le cinture, ho avuto paura e sono scappato fino a quando mi sono ritrovato nel corridoio degli spogliatoi. Il primo ad accorgersi della mia presenza è stato Rrahmani che, rivolgendosi ai compagni di squadra, ha chiesto chi fossi. Poi sono arrivati gli altri e ho iniziato a fare video per la contentezza. E a chiedere gadget. Sì, ma sia chiaro, tutto ciò che mi hanno dato i giocatori (maglie, sciarpe, bandiere, calzini) lo donerò in beneficenza ai bambini che ne hanno bisogno. Ho abbracciato alcuni campioni come Kvaratskhelia, Osimhen, Kim, Politano. Mentre andavo via li ho sentiti esultare ed è stata un'emozione indescrivibile. Ripeto, non voglio giustificarmi, ma non ho fatto nulla di male. Non ho invaso il terreno di gioco, né volevo dare fastidio ai calciatori. Il mio gesto? Un momento di gioia che non si può biasimare".